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Ancora una volta uno studio negativo sulla sigaretta elettronica raccoglie le critiche della comunità scientifica. Il lavoro in questione si intitola “Molecular imaging of pulmonary inflammation in electronica and combustible cigarette users: a pilot study” di Wetherill e altri, mentre a sollevare perplessità sui suoi risultati, tramite una lettera appena pubblicata sul Journal of Nuclear Medicine, sono i ricercatori del Centro catanese di eccellenza per la riduzione del danno da fumo Coehar. Gli autori dello studio mettevano a confronto gli esami radiologici dei polmoni di cinque svapatori, cinque fumatori di sigarette e cinque soggetti che non avevano mai usato nessuno dei due strumenti. Dai dati emersi l’uso di sigarette elettroniche sembrava essere correlato ad un grado di infiammazione polmonare più elevato rispetto ai fumatori di sigarette. Implicando addirittura un danno maggiore per la salute.
Risultati che, però, secondo il Coehar non possono dimostrare che il vaping sia la causa delle infiammazioni rilevate, poiché non tengono conto della storia pregressa degli utilizzatori di e-cig e, dunque. “Lo studio non presenta nessun nesso di causalità tra il dato rilevato e l’ipotesi secondo la quale ci sarebbero complicazioni per la salute per gli svapatori”, commenta infatti il professore Riccardo Polosa, fondatore del centro catanese. “Anzi – continua lo scienziato – la scarsa riproducibilità degli esami e il campione ristretto dello studio non permette di dare una risposta precisa e scientifica sull’infiammazione polmonare causata dal vaping proprio perché non prende in considerazione fattori fondamentali, come la pregressa abitudine tabagica degli svapatori”.
Insomma, se non si riesce a dissociare il danno causato dall’abitudine al fumo di sigaretta dal danno causato dalle sigarette elettroniche, solo il controllo a lungo termine dei vaper esclusivi che non hanno mai fumato nella loro vita sarebbe stato in grado di verificare il danno causato delle sigarette elettroniche. Ne è convinto anche il professore Stefano Palmucci, docente di Diagnostica per immagini e radioterapia dell’Università di Catania, che commenta: “Sarebbe auspicabile avere uno studio a lungo termine con individui svapatori puri, ovvero non precedentemente esposti a si-garette convenzionali, al fine di verificare il danno da sigaretta elettronica. Inoltre andrebbe reclutato un più ampio numero di soggetti, in modo da poter ricavare dei dati maggiormente coerenti”.
Ancora una volta si ritorna a un vecchio e noto problema, cioè la necessità di applicare alla ricerca sul vaping standard condivisi e di operare maggiore controllo dei processi di pubblicazione sulle riviste scientifiche. “Ci troviamo troppo spesso a confrontarci con risultati scientifici dedotti da studi di scarsa qualità – conclude a questo proposito Polosa – che vengono pubblicati su riviste prestigiose senza il giusto controllo. Ricerche che servono solo ad alimentare una retorica antisvapo infondata e basata su preconcetti che tentano di dissuadere i fumatori dal compiere scelte meno dannose per la propria salute”.
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