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La svolta di Vaporart: liquidi da 30 ml con contrassegno fiscale

L'azienda dei fratelli Giorgetti sceglie di percorrere una strada inesplorata: tutte le referenze presentate nel formato 30+30 con autorizzazione dell'Agenzia delle dogane e monopoli.

Un passo indietro per guardare al futuro. La scelta industriale di Vaporart che da oggi caratterizzerà l’intero catalogo commerciale tende a cambiare il paradigma dei liquidi da inalazione così comunemente intesi. Da oggi sino a fine mese saranno un centinaio i liquidi che saranno immessi sul mercato nel nuovo formato da 30 millilitri in confezione da 60 millilitri. La particolarità è che l’intera gamma rientrerà nei cosiddetti mix and vape e, per questo, dotati di contrassegno fiscale.
Gianluca Giorgetti, cofondatore di Vaporart, spiega la scelta aziendale: “Anche se la confezione non è piena, abbiamo chiesto l’autorizzazione alla vendita all’Agenzia delle dogane e monopoli. Abbiamo mandato un campione di ogni prodotto e ci è stato dato il codice Pli. Sulla confezione ci sarà anche il regolare contrassegno fiscale. In sostanza, anche se il flacone non è interamente pieno, abbiamo avuto il via libera da Adm: tutto questo per la tranquillità dei rivenditori. Nessuno potrà contestare nulla proprio perché i liquidi sono inseriti nell’elenco del Pli notificati. E la prova è anche la presenza del contrassegno fiscale sulla confezione”.
La prima tranche di quaranta liquidi nel nuovo formato è disponibile da oggi, giovedì 3 agosto. Entro la fine del mese di agosto saranno presentati anche tutti gli altri che andranno così a completare l’intera produzione dell’azienda dei fratelli Giorgetti. In totale saranno circa cento.
I negozianti hanno inoltre un ulteriore vantaggio – continua Gianluca Giorgetti – potranno cioè inserire la vendita dei mix and vape nella prevalenza, cosa che, prima, con gli scomposti comunemente intesi, non era possibile, o quantomeno discutibile. In sostanza, abbiamo pensato di presentarci sul mercato con prodotti alla vecchia maniera ma in una nuova veste legittimata da Adm. Oltretutto, l’imposta di consumo non inciderà di molto sul prezzo finale: abbiamo infatti rinunciato a parte dei nostri margini, assorbento l’imposta di consumo, per fare in modo che il prezzo all’ingrosso sia al massimo di un euro superiore a quello dei vecchi scomposti. Ma in questo modo possiamo stare tutti tranquilli perché si tratta di prodotti regolarmente notificati e conosciuti dall’Agenzia dei monopoli, quindi – conclude Giorgetti – non soggetti a ipotetici sequestri per irregolarità di confezionamento o di elusione d’imposta”.

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