L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

…e poi vennero a prendere anche me

"Dannata e bannata" è il titolo di copertina del numero della rivista da oggi in distribuzione: il riferimento è al divieto di vendita sul web di nicotina. C'è chi esulta, ma sbaglia.

Ormai è evidente: la sigaretta elettronica è stretta nella morsa diabolica di disinformazione scientifica e pressioni politiche della federazione dei tabaccai. Quanto accaduto negli ultimi mesi ne è un fulgido esempio. Il battage mediatico contro la presunta pericolosità degli aromi nei liquidi rimbalza costantemente sugli organi di stampa internazionali, amplificatori planetari di qualunque tesi o teoria sostenuta dalle istituzioni sanitarie. Salvo dimenticarsi di rettificare o di dare altrettanta enfasi quando ricercatori o scienziati alternativi al sistema scoprono falle nei ragionamenti o nelle ricerche pubblicate. Così come i vertici della Fit che sembrano sempre più impegnati a intitolarsi il commercio della sigaretta elettronica. Eppure di argomenti urgenti per la tutela dei propri associati ne avrebbero: aggi, ferie, autonomia di vendita. Invece no. Cosa chiedono e ottengono dalla politica? Di bandire dal web la vendita dei liquidi con nicotina. Certo, prima che il ban diventi operativo passerà qualche mese ma il solco è ormai segnato: decine di aziende del vaping nel migliore dei casi licenzieranno parte del personale, nel peggiore chiuderanno.
Evidentemente vietare la vendita online di nicotina potrebbe anche far sorridere qualche rivenditore su strada, perché verrebbe meno un concorrente diretto della filiera. Ma quando la Stato allunga la mano sul mercato – qualunque mercato – bisognerebbe sempre allarmarsi, mai gioire. Qualche anno fa la vendita di sigarette elettroniche era totalmente libera. Oggi non solo controllata ma è addirittura governata dalla coppia ministeriale salute-economia. Lo è sia nei tempi (rilascio dell’autorizzazione di apertura attività o di immissione sul mercato dei prodotti) che nelle modalità (gestione dei collaboratori o precarietà fiscale). Autonomia tolta con metodo sistematico: produttori, negozianti, distributori, ecommerce. Pezzo dopo pezzo, chi prima e chi dopo, nessuno è riuscito a fuggire dalla lunga mano dello Stato.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Riflettiamo…

(editoriale del numero 40 di Sigmagazine settembre/ottobre 2023)

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