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Divieto di fumo generazionale, tutti i pericoli del proibizionismo

Un documento dello Iea critica la proposta del premier britannico. "Le sigarette elettroniche - spiega - stanno già facendo diminuire il fumo".

Vietare per sempre l’acquisto di sigarette e di altri prodotti del tabacco ai nati dopo il primo gennaio 2008, come proposto dal governo britannico di Rishi Sunak, avrà come unico risultato quello di sottrarre miliardi di sterline dalle casse statali, consegnandoli alle organizzazioni criminali. Inoltre la diffusione delle sigarette elettroniche e di altri prodotti a rischio ridotto per la somministrazione di nicotina sta già facendo gradualmente diminuire la domanda di tabacco combusto, senza che sia necessario imporre un controverso divieto. È questa la tesi di un documento pubblicato ieri dal think tank britannico Insitute of Economic Affairs (Iea), intitolato “Prohibition 2.0: Critiquing the Generational Tobacco Ban”. A scriverlo è Christopher Snowdon, a capo del dipartimento Lifestyle Economics dello Iea e noto per le sue difese della riduzione del danno da tabacco.
I motivi per cui l’autore si oppone al cosiddetto “divieto generazionale di fumare” prospettato da Sunak sono molteplici e non solo di origine, per così dire, ideologica. Se da una parte, infatti, preoccupa l’idea di uno Stato che entri così pesantemente nella vita dei suoi cittadini adulti, limitandone la libertà di scelta, dall’altro ci sono molte ragioni per dubitare che possa raggiungere il suo scopo. Come infatti dimostrano non solo il divieto sull’alcool attivo negli Stati Uniti negli anni Venti del secolo scorso, ma anche quello sul tabacco imposto in Sudafrica durante la pandemia di Covid-19, spiega l’autore, il primo risultato di queste misure è quello di creare subito un mercato nero dei prodotti vietati, insieme a criminalità e illegalità diffusa e danni alla salute derivanti da prodotti non regolamentati.
Con la crescita del mercato nero – scrive Snowdon – le entrate fiscali derivanti dal tabacco diminuiranno, le organizzazioni criminali diventeranno più ricche e potenti e, paradossalmente, i bambini troveranno più facile accedere a sigarette a buon mercato”. Questo scenario si realizzerà gradualmente e sarà evidente soprattutto nel lungo termine, quando la maggior parte delle persone non sarà in grado di ottenere legalmente il prodotto che desidera, nemmeno rivolgendosi a qualcuno leggermente più anziano.

Il premier inglese Rishi Sunak.

Il documento contesta anche molti degli argomenti portati dal premier a giustificazione del divieto. “La maggior parte dei fumatori vorrebbe non aver mai iniziato a fumare”, ha detto Sunak. Eppure, secondo dati di Public Health England citati dallo Iai, solo il 20% dei fumatori britannici vorrebbe davvero smettere, mentre il 43% non ha intenzione di farlo o pensa che dovrebbe farlo ma non lo vuole davvero. Snowdon contesta anche l’affermazione che il fumo rappresenti un costo enorme per il Servizio sanitario nazionale. “La verità – afferma – è che i fumatori pagano molto di più in termini di imposta sul tabacco di quanto costano allo Stato in termini di assistenza sanitaria”.
Esiste poi un tema meno concreto ma di importanza fondamentale: quello della libertà personale. Il divieto generazionale, secondo Snowdon, entra per la prima volta nel diritto dei cittadini adulti informati di fare delle scelte anche non salutari. “Questo richiede un dibattito più sostanziale sul rapporto tra Stato e individuo rispetto a quello consentito dal governo nella sua breve consultazione pubblica – aggiunge l’autore – perché questo divieto infantilizza un gruppo di adulti, discrimina sulla base dell’età e solleva questioni di ingiustizia intergenerazionale”. Ed è per tutti questi motivi che sia la Nuova Zelanda che la Malesia, che avevano intrapreso la via del divieto di fumo generazionale, stanno tornando sui propri passi.
Secondo Snowdon esiste però un’altra strada. Le sigarette elettroniche e gli altri prodotti con nicotina a basso rischio, si legge nel documento, stanno facendo diminuire i tassi di fumo così velocemente che la richiesta di tabacco sarà presto minima. Allora perché si ritiene necessario un divieto generazionale? Perché non permettere che siano le forze del mercato a far scomparire il fumo? “Il proibizionismo – conclude Snowdon – ha una cattiva reputazione per giusti motivi. Il divieto generazionale di fumo creerà molto probabilmente gli stessi problemi sociali, economici e legali associati con il divieto dell’alcol, anche se emergeranno gradualmente. Il governo sta aprendo un nuovo fronte della guerra alle dipendenze e toccherà ai governi futuri pagarne le conseguenze”.

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