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No a divieto aromi e tassa, la posizione degli svapatori francesi

Con 40mila intervistati, quella di Merci la vape è la più grande indagine sui consumatori di sigaretta elettronica condotta oltralpe.

Hanno smesso di fumare grazie alla sigaretta elettronica, temono tasse e restrizioni sugli aromi e ritengono di essere stati male informati sul vaping dalle istituzioni sanitarie del loro Paese. Questi, in breve, sono i risultati che emergono dalla prima sintesi dell’indagine che affianca la campagna Merci la vape, condotta dalle associazioni francesi Aiduce, Sovape, La vape du coeur e Fivape. L’iniziativa, lanciata lo scorso 31 maggio e in corso fino al 31 dicembre, sta raccogliendo firme per una petizione da consegnare a parlamentari, governo, e agenzia sanitarie. Le firme finora raccolte sono 70mila, ma gli organizzatori puntano ad arrivare a 100mila entro la fine dell’anno. Fino al 30 settembre, i firmatari avevano anche l’opportunità di rispondere a un questionario riguardante la loro esperienza con la sigaretta elettronica. E, in attesa della pubblicazione di un libro bianco che avverrà all’inizio del 2024, le associazioni hanno reso noti i dati preliminari.
Con i suoi 40mila intervistati, 60% uomini e 40% donne, quella di Merci la vape rappresenta la più grande indagine sugli utilizzatori di e-cigarette mai realizzata in Francia. La fascia di età più rappresentata è quella fra 35 e 49 anni (39%), seguita da 18-34 anni (33%) e dagli ultra cinquantenni (27%). I dati che emergono sono molto netti. Il 96% degli svapatori ha smesso di fumare o ha ridotto il consumo di sigarette di tabacco. Nello specifico a smettere di fumare è stato il 72% degli intervistati e il 97% di questi ritiene che la sigaretta elettronica lo abbia aiutato a farlo. Il 27% che ancora fuma, ha diminuito il consumo quotidiano di tabacco combusto: il 39% ha ridotto di oltre 20 sigarette, il 27% fra 10 e 20, il 17% fra 5 a 9 e così via. Solo lo 0,9% non ha diminuito il fumo o lo ha aumentato (0,2%).
Veniamo alla questione degli aromi diversi dal tabacco negli e-liquid. Anche qui gli intervistati sono stati molto netti. Solo il 12% utilizza gusti al solo tabacco. Il restante 88% preferisce altre aromatizzazioni, soprattutto fruttate (74%), dolci (42%), menta o mentolo (22%) o tabacco mescolato ad altri sapori (15%). Cosa succederebbe a questi consumatori nel caso dovessero esere vietati tutti gli aromi diversi dal tabacco? Le risposte dovrebbero far suonare un campanello d’allarme per tutti i legislatori europei e nazionali. Il 57% degli intervistati dichiara infatti che si rivolgerebbe a mercati paralleli per ottenerli, mentre un altro 32% pensa che tornerebbe a fumare. Solo il 14% si accontenterebbe dell’unico aroma autorizzato.
Il discorso è molto simile quando si valuta l’eventualità di sottoporre i prodotti del vaping a una tassa importante, visto che l’85% degli intervistati dichiara di aver scelto la sigaretta elettronica anche per il suo minor costo. Se un’imposta facesse raddoppiare il prezzo dei liquidi, la prima soluzione sarebbe ancora una volta quella di procurarsi i prodotti attraverso canali paralleli (52%). Il 26% crede che tornerebbe a fumare, il 24% smetterebbe di svapare e il 17% ridurrebbe lo svapo.
L’ultima questione affrontata è quella dell’informazione, tasto dolente visto che, sottolineano le associazioni, otto francesi su dieci non sanno che che svapare è molto meno rischioso che fumare (e purtroppo non solo i francesi). Il 63% degli intervistati ritiene di essere stato male informato sul vaping dalle istituzioni sanitarie del suo Paese, mentre il 20% dichiara di essere stato ingannato dai media generalisti. Chi ha aiutato, quindi, i fumatori a provare la sigaretta elettronica? L’88% ha trovato assistenza nei negozi specializzati e un buon 52% afferma di essere stato sostenuto da medici o operatori sanitari. E quest’ultima è una buona notizia.
Basta alla disinformazione dei media generalisti e delle istituzioni sanitarie, no al divieto sugli aromi e alla tassa. Sono questi i messaggi principali che emergono dall’indagine “Merci la vape” e che vanno ben oltre i confini francesi. In gioco c’è la salute di chi ha smesso di fumare grazie all’e-cig e di tutti coloro che potrebbero farlo in futuro.

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