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Si avvicina il 5 febbraio, giorno inaugurale della Cop10 sulle politiche di controllo del tabacco dell’Oms, e si infiamma anche il dibattito sulle sigarette elettroniche e gli strumenti di riduzione del danno da fumo. Dopo gli interventi dei parlamentari britannici e di alcuni esponenti della comunità sanitaria, è la volta delle associazioni di categoria. I sostenitori della riduzione globale del danno da tabacco (Caphra) criticano la scelta dell’Oms di escludere dal dibattito, anzi, addirittura dalla presenza in sala, dei rappresentanti dei consumatori e degli operatori.
Nancy Loucas, esperta di politiche sanitarie pubbliche e coordinatore esecutivo di Caphra in una nota ha dichiarato: “Pensiamo che questa pratica di esclusione è in netto contrasto con gli approcci pragmatici e di successo di paesi come la Nuova Zelanda, le Filippine e la Malesia, che hanno abbracciato lo svapo come strumento di riduzione del danno“. Si condanna inoltre la scelta dell’Oms di aver messo a tacere le voci di coloro che sostengono strategie di riduzione del danno, come il vaping, che hanno dimostrato di ridurre significativamente la prevalenza del fumo nei paesi in cui sono sostenute e regolamentate. Al contrario, l’approccio proibizionista di paesi come l’Australia, che ha recentemente vietato i prodotti del vaping, “non tutela in alcun modo la salute pubblica. Per questo – aggiunge Loucas – invitiamo i funzionari della Convenzione quadro sul tabacco dell’Oms ad aprire le loro menti alla riduzione del danno e a considerare le prove provenienti da paesi come la Nuova Zelanda, dove i tassi di fumo sono drasticamente diminuiti“. L’organizzazione sottolinea poi l’importanza di includere i gruppi di consumatori nel processo decisionale, poiché forniscono informazioni essenziali sulle esigenze dei fumatori e su come i prodotti alternativi possono essere utilizzati in modo efficace.
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