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Regno Unito, sempre più voci contro la politica Oms sul vaping

In un accorato intervento, il parlamentare Lewer sprona il governo a difendere i diritti dei fumatori nella prossima Cop10.

Andrew Lewer, il parlamentare britannico conservatore che la scorsa settimana ha richiesto un dibattito a Westminster, torna a parlare di sigarette elettroniche, riduzione del danno da fumo, Organizzazione mondiale di sanità e Cop10, la Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco che inizierà a Panama il prossimo 5 febbraio. Lo fa con un articolo pubblicato su The Parliament Politcs, la cui importanza va ben oltre i confini britannici. Perché se c’è un paese che durante l’incontro potrà difendere il vaping e le strategie di harm reduction, questo è esclusivamente il Regno Unito.
Lewer ricorda come nel suo paese ancora 75 mila persone muoiano ogni anno a causa del fumo. Una cifra ancora molto alta ma nettamente minore rispetto ad alcuni decenni fa. Il calo è stato dovuto, ricorda, a campagne di informazione, regolamentazioni appropriate e, più recentemente, al fatto che i fumatori sono passati a alternative più sicure, come sigarette elettroniche, riscaldatori di tabacco e altri prodotti con nicotina. “I dati – scrive – indicano che il motivo principale per cui le persone svapano è smettere di fumare. È per questo che l’uso dello svapo è aumentato negli ultimi dieci anni, contribuendo a far scendere il tasso di fumo dal 21% del 2013 al meno del 13% di oggi”. E questo accadeva mentre Public Health England (oggi Office for Health Improvement and Disparities) asseriva che il vaping riduce il danno del fumo del 95%, inducendo il governo britannico ad abbracciare senza riserve l’e-cig per raggiungere l’obiettivo di sconfiggere il fumo entro il 2030. Un approccio pragmatico e basato sulle evidenze.
È perciò strano – osserva Lewer – vedere che l’Organizzazione mondiale di sanità sia pronta a promuovere la sua agenda anti-vaping alla prossima Cop10. Nonostante la scienza indichi chiaramente che l’uso di alternative al fumo salva vite umane, l’Oms la ignora e chiede ai paesi di sottoscrivere normative più severe che potrebbero minacciare l’uso diffuso di prodotti per la riduzione del danno da parte di miliardi di fumatori che vogliono smettere”. Il parlamentare invita l’organizzazione a guardare alle evidenze. Come quella della Nuova Zelanda, che dopo aver legalizzato il vaping ha ridotto il tasso di fumo fra gli adulti del 33%, mentre in Australia è cresciuto del 4,5% dopo la decisione di consentire l’e-cig solo con prescrizione medica. Non solo. Lewer cita il suo stesso collegio elettorale, Northampton South, dove si è avuta una notevole riduzione dei tassi di fumo storicamente alti, grazie ai prodotti sostitutivi.
È per questo, spiega ancora Lewer, che la scorsa settimana ha richiesto il confronto parlamentare. “Il meglio – spiega – non deve essere nemico del bene e dobbiamo garantire che nel Regno Unito si continui a seguire un approccio basato sull’evidenza e guidato dalla scienza per aiutare le persone a smettere di fumare, anche attraverso l’uso di una gamma di prodotti per smettere di fumare a rischio ridotto più vasta possibile”.
Le richieste del parlamentare al suo governo sono molto chiare: “mantenere i nervi saldi alla Cop10 di febbraio, difendendo il nostro approccio contro le interferenze sovranazionali”. Questo si traduce nell’opporsi a regolamentare i prodotti a rischio ridotto come quelli combustibili, cosa che fra l’altro alimenterebbe il pericoloso mito secondo cui lo svapo è dannoso quanto il fumo, invece di informare i fumatori sui benefici per la salute derivanti dal passaggio agli strumenti alternativi. Secondo Lewer, inoltre, il Regno Unito dovrebbe insistere affinché la sua delegazione sia inclusa nella miriade di gruppi di esperti e di lavoro dell’Oms in modo da poter presentare prove scientifiche credibili a sostegno dei prodotti a rischio ridotto. E bisogna anche fare in modo che qualsiasi decisione venga presa in trasparenza. Una cosa difficile, visto che la Cop10 sul controllo del tabacco, al contrario di altre, si terrà ancora una volta a porte chiuse.
Il vero pericolo, continua il parlamentare britannico, è che l’organizzazione trasformi quelli che ora sono suggerimenti in obblighi. Il Regno Unito, insiste, deve opporsi e per questo potrebbe essere importante anche utilizzare la leva finanziaria. “Essendo uno dei maggiori contribuenti economici della Convenzione per il controllo del tabacco – conclude – dobbiamo usare la nostra influenza non solo per difendere gli interessi del Regno Unito, ma per più di un miliardo di fumatori in tutto il mondo che hanno bisogno di smettere”. Vedremo alla fine dell’incontro se il governo avrà accolto le istanze di Lewer e dei molti altri parlamentari che hanno partecipato al dibattito della scorsa settimana.

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