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Si intitola “E-cigarette and harm reduction: An evidence review 2024” la nuova revisione appena pubblicata dal britannico Royal College of Physicians. Si tratta di un lavoro corposo, oltre 240 pagine e 58 autori fra ricercatori, scienziati ed esperti, che vede la luce in un momento delicato della politica britannica. Proprio ieri, infatti, la Camera dei comuni ha dato il primo via libera al piano del governo Sunak che, oltre a istituire un divieto generazionale per il fumo, prevede delle limitazioni importanti anche per la sigaretta elettronica, al fine di scoraggiare l’uso giovanile. In questo documento il collegio dei medici britannici, che già nel 2007 aveva riconosciuto potenziale del vaping e lo aveva ribadito nel 2016, esamina ancora una volta il ruolo che l’e-cigarette può svolgere nella prevenzione di morti, disabilità e problemi di salute evitabili derivanti dal consumo di tabacco. Con uno scopo evidente e dichiarato: identificare misure che dissuadano i giovani dal vaping, senza comprometterne l’uso della sigaretta elettronca come aiuto alla cessazione del fumo per gli adulti.
I temi affrontati sono tantissimi, così come le raccomandazioni fornite (più di cinquanta). In estrema sintesi, gli esperti dell’Rcp consigliano di agire su quattro aree per arginare l’uso giovanile. Prima di tutto il prezzo: aumentare il costo del prodotto tramite una tassa apposita e un prezzo unitario minimo, vietando al contempo gli acquisti multipli, ma assicurandosi che le sigarette elettroniche rimangano meno care di quelle di tabacco. Poi la promozione: limitare il materiale promozionale e la visibilità nei punti vendita e sui social media. Sorvegliare la fase di acquisto, facendo in modo che le autorità competenti abbiano risorse sufficienti per far applicare la legge e il divieto di vendita ai minori. E, infine, bisogna intervenire sui prodotti, rendendoli meno attraenti per i giovani trami confezioni e descrizioni degli aromi standardizzati. Tutte misure che sono previste dalla legge in discussione in Parlamento, sebbene in maniera piuttosto indeterminata.
Il Royal College of Physicians è un po’ meno filogovernativo quando si parla degli aromi nei liquidi per le sigarette elettroniche, un’altra area su cui la legge si propone di intervenire. Il documento sottolinea l’importanza per il fumatore di avere accesso ad una varietà di gusti e di sperimentare fra essi. Gli studi dimostrano inoltre, si legge, che chi usa aromi diversi dal tabacco ha possibilità più che raddoppiate di riuscire a smettere di fumare. “Per non scoraggiare l’adozione della sigaretta elettronica per smettere di fumare – afferma il Rcp – è importante trovare un equilibrio normativo che consenta di mantenere l’accesso a una varietà di aromi per gli adulti, affrontando al contempo le preoccupazioni sullo svapo giovanile e i possibili rischi sanitari”.
Per il resto il documento ribadisce l’efficacia delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare, citando fra l’altro diverse revisioni Cochrane. Per questo, continua il rapporto, dovrebbero essere raccomandate con campagne di informazione e offerte come trattamento in tutti i rami del servizio sanitario nazionale. Il Rcp snocciola una serie di dati che dimostrano chiaramente come il vaping riduca drasticamente i danni del fumo, insistendo sulla necessità di far arrivare queste informazioni ai fumatori, suggerendo anche di inserire messaggi nei pacchetti di sigarette. Allo stesso tempo però si ritengono necessarie campagne per scoraggiare i giovani e i non fumatori, oltre agli interventi menzionati prima.
Sebbene il documento sia stato pubblicato solo poche ore fa, il mondo del vaping è già molto diviso da questo nuovo passo del Royal College of Physicians, che in italiano definiremmo cerchiobottista. Se molti evidenziano il suggerimento di prudenza sulla questione aromi e la conferma dell’utilità della sigaretta elettronica nella lotta al fumo, altri trovano che il documento sia appiattito sulle posizioni del governo. Martin Cullip, noto attivista dei consumatori e membro di Taxpayers Protection Alliance, accusa l’associazione di aver ceduto all’agenda politica invece di concentrarsi sull’interesse della salute pubblica. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’esperto di tobacco control Clive Bates, secondo cui “l’Rcp ha deciso che il commercio di sigarette non debba affrontare così tanta concorrenza da parte di alternative molto più sicure e vuole dare una mano rendendo i vaporizzatori più costosi, meno attraenti, di più difficile accesso e meno innovativi”. Questione di punti di vista. Una cosa però appare chiara: il Regno Unito continua a credere nelle potenzialità della sigaretta elettronica per sconfiggere il fumo ma ritiene che oggi servano regole molto più stringenti.
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