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Il controsenso dei consumatori di sigarette elettroniche esclusi dalla Cop10

Un nuovo documento del Global State of Tobacco Harm reduction (Gsthr) sottolinea come l'esperienza di chi usa l'ecig sarebbe preziosa per regolatori e politici.

Si occupa delle associazioni dei consumatori di prodotti a rischio ridotto e della loro esclusione dalla Cop10 dell’Oms il documento informativo appena pubblicato dal Global State of Tobacco Harm reduction (Gsthr). La decima Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fct) è stata rimandata all’inizio del prossimo anno. Ma se è cambiata la data della sua convocazione, non è cambiata una cosa: i consumatori di sigarette elettroniche e di altre alternative meno dannose non saranno ammessi a un incontro che influenzerà la direzione futura delle politiche internazionali di controllo del tabacco e che, si prevede, porterà a misure per ridurre l’accesso a prodotti a base di nicotina più sicuri.
Eppure, sostiene il documento, “l’esperienza che i difensori dei consumatori possono condividere è fondamentale per scienziati, regolatori e politici. Dovrebbe essere centrale nelle discussioni a livello nazionale o internazionale sulla futura disponibilità e regolamentazione dei nuovi prodotti più sicuri. L’assenza del punto di vista dei consumatori alla Cop10 ostacolerà gli sforzi collettivi volti a porre fine all’epidemia del fumo che miete 8 milioni di vittime ogni anno”. Parteciperanno al summit, invece, associazioni che sono dichiaratamente contro la riduzione del danno da fumo come Campaign for Tobacco Free Kids, Truth Initiatives e Vital Strategis.
Un controsenso, secondo il Gsthr, perché tanto i fumatori quanto gli utilizzatori di prodotti più sicuri dovrebbero avere il diritto di operare scelte che migliorino la loro salute, se non possono o non vogliono smettere di usare la nicotina. E quindi, quando si discute di limitare l’accesso ai prodotti a danno ridotto, i gruppi di difesa dei consumatori dovrebbero poter intervenire e dare voce alla loro posizione, chiedendo una regolamentazione adeguata.
Purtroppo, continua il Gsthr richiamando un suo rapporto dello scorso gennaio, le associazioni dei consumatori di e-cigarette e altri prodotti a rischio ridotto sono organizzazioni molto giovani, portate avanti da volontari sovraccarichi di lavoro e con risorse economiche insufficienti. Nei dodici mesi precedenti la pubblicazione del rapporto, i finanziamenti totali di tutte le 54 associazioni messe insieme ammontavano a 309.810 dollari e, nonostante le accuse, nessun denaro proveniva da aziende del tabacco o farmaceutiche. “Una somma – commenta il documento – in netto contrasto con la quantità di denaro a disposizione delle organizzazioni che si battono contro la riduzione dei danni del tabacco, come la Campaign for Tobacco Free Kids, che ha ricevuto 160 milioni di dollari da Bloomberg Philanthropies nel 2019 per una campagna triennale contro gli aromi nei vaporizzatori di nicotina in tutto il mondo”.
Nonostante questo, le associazioni dei consumatori riescono ad avere dei risultati. Per esempio coinvolgendo i media, presentando proposte alle consultazioni dei governi, organizzando incontri, avvicinando i rappresentanti politici e organizzando campagne social per le sigarette elettroniche. “Dai primi giorni in cui si condividevano semplicemente informazioni sui prodotti con colleghi che speravano di smettere di fumare, fino all’emergere di sforzi di advocacy più organizzati, i consumatori sono stati al centro allo sviluppo della riduzione del danno da tabacco – commenta Jessica Harding, direttrice dei rapporti esterni della fondazione Knowledge Action Change – I gruppi di difesa dei consumatori svolgono un ruolo vitale nel mantenere l’accesso a prodotti a base di nicotina più sicuri in tutto il mondo e, nonostante i numerosi ostacoli che devono affrontare, i loro risultati sono impressionanti”.
Un’esperienza di cui si dovrebbe fare tesoro. “I fumatori e gli utilizzatori di prodotti a rischio ridotto sono i più colpiti dalle politiche definite di controllo del tabacco – conclude Gerry Stimson, docente emerito presso l’Imperial College di Londra e direttore del Gsthr – e sono anche quelli che trarrebbero maggiori benefici dalla riduzione del danno del tabacco. Come in altri settori della sanità pubblica, deve esserci un riconoscimento del contributo che i gruppi di difesa dei consumatori possono dare per informare il processo decisionale in incontri come la Cop10. Le loro esperienze testimoniano il potenziale di riduzione del danno e dovrebbero essere ascoltate”.

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