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Sembra proprio che il governo di Rishi Sunak abbia deciso di cavalcare l’ondata di panico sul vaping, probabilmente in cerca di una battaglia facile in vista delle prossime elezioni che vedono i conservatori in posizione precaria rispetto ai laburisti. L’autorevole quotidiano Times, poi ripreso dalla Bbc e da tutta la stampa britannica, ha riportato che l’esecutivo sta valutando la possibilità di inserire una nuova tassa sui prodotti del vaping nel bilancio. Si tratterebbe di un prelievo che andrebbe a colpire i liquidi di ricarica e che sarebbe proporzionato al contenuto di nicotina. Quindi più sale la concentrazione, più alta sarebbe la tassa. Anche questa misura troverebbe la sua giustificazione nella protezione dei minori, che dovrebbero essere disincentivati dall’uso delle sigarette elettroniche dal costo maggiore.
Insomma, nel giro di qualche mese il governo britannico pare aver compiuto una delle inversioni a U più clamorose della storia in tema di salute, passando dall’annuncio entusiastico di un programma di distribuzione gratuita di un milione di sigarette elettroniche ad altrettanti fumatori, a quello del divieto per i dispositivi usa e getta e ora alla possibilità di applicare una tassa ai liquidi di ricarica. In questo modo il Regno Unito sconfessa anni di politiche sanitarie che hanno portato grandi risultati in termini di calo dei tassi di fumo, ma anche gli stessi esperti e scienziati che le hanno sostenute (per esempio quelli dell’agenzia governativa Institute for health improvement and disparities), che cercano di barcamenarsi in un evidente imbarazzo. Non solo. Sconfessa anche il suo stesso premier, che meno di un mese fa aveva identificato chiaramente nei dispositivi monouso la causa della diffusione del vaping fra i minori, ma ora valuta di penalizzare, con la stessa giustificazione, anche i liquidi di ricarica, che secondo il suo ragionamento sarebbero usati dagli adulti per smettere di fumare. Per non parlare del fatto che la vendita di sigarette e elettroniche e altri prodotti per il vaping è già vietata ai minori di 18 anni nel Regno Unito come in Italia.
Ma tant’è. Secondo le indiscrezioni del Times, la tassa specifica sugli e-liquid si accompagnerebbe a un aumento delle accise sul tabacco e, secondo l’analisi del Tesoro, le due imposte insieme potrebbero portare alle casse dello Stato circa 500 milioni di sterline all’anno (circa 600 milioni di euro). Mercato nero permettendo, ovviamente. Insomma, svapare dovrebbe rimanere comunque più economico che fumare, ma diventare più costoso di come è ora. Il governo prevede, inoltre, di aumentare le multe per i rivenditori che vendono sigarette elettroniche ai minori, come d’altronde l’industria del vaping propone e chiede da mesi.
È previsto che il cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt annunci le misure del budget la prossima settimana. Solo allora si saprà se la tassa sui liquidi sarà inclusa o meno. Nel frattempo iniziano ad arrivare le prime reazioni. Cristopher Snowdon del think tank Institute of Economic Affairs la descrive come “la più stupida sottrazione fiscale immaginabile”. “Mentre afferma di voler dare un giro di vite ai prodotti usa e getta – scrive Snowdon sul suo profilo X – Hunt tasserà i liquidi per le sigarette elettroniche ricaricabili. Dice che vuole abbassare il carico fiscale e però tasserà le persone che smettono di fumare. Allo stesso tempo, il suo governo regala vaporizzatori gratuiti a un milione di persone. L’approccio dei conservatori al vaping è diventato un pasticcio incoerente. Un tempo era basato sull’evidenza, ora è guidato dall’avidità e dall’isteria”.
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