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Nonostante il dialogo politico e diplomatico, l’amministrazione Trump ha deciso di rendere operativi da oggi i dazi su molti beni importati dalla Cina. La nuova ondata va ad aggiungersi alla prima tranche di rincari, raggiungendo così un valore totale dei prodotti colpiti di circa 50 miliardi di dollari. Tra quelli inseriti nella seconda lista compaiono anche le sigarette elettroniche: l’importatore vedrà dunque innalzarsi il costo del 25 per cento. La tassa colpisce tutto l’hardware cinese immesso sul mercato statunitense, ovvero la quasi totalità dell’hardware. Gli effetti sul prezzo varieranno in base al prodotto. Lo spiega il produttore e importatore Geoff Habicht: “Sui prodotti dove i margini sono più bassi abbiamo bisogno di applicare l’intero aumento che avrà un impatto maggiore sul prezzo finale. L’aumento sarà compreso tra il 15 e il 20 per cento. Sui prodotti invece con un margine di produzione migliore, il dazio del 25 per cento potrebbe consentire di aumentare il prezzo finale dall’8 al 10 per cento. In entrambi i casi sarà l’importatore ad assorbire e farsi carico della tassa non coperta dal prezzo finale“. Una strada possibile è saltare il passaggio dal grossista acquistando direttamente dal produttore: in questo modo il risparmio è di circa il 15 per cento che potrebbe di fatto compensare la tassa doganale. Dal canto loro, i distributori e i grossisti hanno il vantaggio di avere già un magazzino ben fornito e la conoscenza totale del mercato: possono vendere per primi e senza tassa ciò che è attualmente a loro disposizione, osservare come sta andando il mercato e decidere solo in seguito quali prodotti dovrebbero importare e quali (se ci saranno) aggiustamenti di prezzo apportare.