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Primo bimestre 2020: consumi in picchiata ma il tabacco va controcorrente

Rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso, da sigarette e affini nelle casse dello Stato quasi 50 milioni di euro di tasse in più.

Con i se non si fa la storia. Ma questa volta è proprio il caso di utilizzarlo. Se il coronavirus non avesse appiattito le economie globali, l’Italia sarebbe stata destinata a cresce e vivere un periodo di floridità non lontano dagli anni ’80. Lo dimostrano i numeri diffusi dal Ministero delle Finanze: nei primi due mesi dell’anno rispetto al 2019 vi è stato un incremento di 4,2 miliardi di euro nel gettito fiscale. Adesso bisogna fare però i conti con il blocco totale delle attività produttive e dei consumi nei due mesi successivi ma intanto il saldo per i primi due mesi dell’anno hanno portato ossigeno inaspettato nelle casse dello Stato. Il dato curioso è che, a fronte di un calo del settore giochi e lotterie, il tabacco ha invece introdotto qualche decina di milioni di euro in più rispetto l’analogo periodo dell’anno scorso: 1,648 miliardi di euro nei primi due mesi del 2020 contro 1,605 miliardi di euro del 2019. Il dato ha una lettura di facile interpretazione. Ed entrambe non vanno nella direzione auspicata dal ministero della Salute che segna così un ennesimo flop nel contrasto al fumo. L’incremento potrebbe essere dovuto al maggior numero di fumatori o al maggior  consumo pro capite. Oppure all’aumento del prezzo delle sigarette. In tutti i casi, però, significa che il numero dei fumatori non è diminuito. Nella migliore delle ipotesi è rimasto stabile, sottolineando ancora una volta che le politiche sanitarie di contrasto al fumo sono inesistenti o, quando vengono tentate, inutili.
L’attenzione è ora tutta rivolta alle proiezioni del secondo bimestre del 2020, quello maggiormente coinvolto dal lockdown e dall’emergenza sanitaria. Le previsioni dicono che a marzo i consumi sono crollati di almeno il 32 per cento rispetto allo stesso mese del 2019. Accoglienza turistica in profondo rosso (-95% degli stranieri a partire dall’ultima settimana di marzo), ma meglio non stanno neppure le immatricolazioni di auto per privati (-82%), abbigliamento e calzature (attualmente -100% ad eccezione delle aziende presenti sul web che recuperano qualche decina di unti percentuali), bar e ristorazione (-68% al netto delle consegne a domicilio). Secondo le stime dell’associazione delle Pmi, nel primo quarto del 2020 si stima una riduzione tendenziale del Pil del 3,5 per cento, con un picco del 13 per cento nel solo mese di aprile.

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