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Il futuro della sigaretta elettronica nella morsa di tasse e divieti

Inizia l'anno probabilmente più difficile di sempre. L'impresa è ardua: nessuno dei protagonisti ha interessi comuni agli operatori del vaping. Ecco gli avversari e le tattiche per affrontare la sfida.

Andiamo subito al sodo. Quello appena iniziato sarà probabilmente l’anno più difficile e complicato di sempre. Cominciato con l’incremento dell’imposta di consumo, potrebbe terminare a dicembre con un altro super aumento che porterà i liquidi pronti e le basi neutre a livelli di prezzo insopportabili e, soprattutto, fuori mercato rispetto al tabacco tradizionale. Nel mezzo sarà invece l’Europa a rendersi protagonista con il dibattito sulla riscrittura delle direttive che regolamentano il commercio e la produzione di nicotina liquida e la tassa minima unitaria sul tabacco e sigarette elettroniche.
I colossi contro cui si è chiamati a scontrarsi si chiamano Commissione europea, Organizzazione mondiale di sanità, Federazione italiana tabaccai, Agenzia delle dogane e monopoli. L’impresa è assai ardua perché non si possono fare alleanze; nessuno dei protagonisti ha interessi comuni agli operatori del vaping. Vuoi per pregiudizi socio-sanitari, vuoi per quote di mercato da riconquistare o monopolizzare, a nessuno conviene mollare la presa. E allora occorre asserragliarsi e trovare un metodo condiviso in grado di definire tattiche e strategie, siano esse politiche o commerciali. Bisogna comportarsi come Leonida e i suoi fieri trecento combattenti che alle Termopili riuscirono ad arrestare l’invasione dell’imponente esercito dell’impero persiano di Serse. In altre parole, in attesa dell’intervento decisivo dei greci, che per il mondo del vaping significa di quell’esercito composto da milioni di consumatori, in questo momento più che mai serve una strenua e coordinata operazione unitaria di difesa del settore da parte di tutti gli operatori.
Nel numero attualmente in distribuzione della rivista cartacea di Sigmagazine approfondiamo il dibattito e le questioni che nei prossimi mesi potrebbero ridisegnare il mondo del vaping. Conoscere il punto di vista altrui è fondamentale per giocare d’anticipo e vanificare le tattiche avversarie. Non è una operazione semplice, d’altronde è ormai da dieci anni che il comparto della sigaretta elettronica è costretto a gestire emergenze continue, siano esse fiscali o sanitarie. I mesi a venire però rappresentano un vero e proprio punto di svolta: se avverrà l’ipotetico combinato disposto del divieto di vendita di liquidi aromatizzati e della maxitassa di consumo non ci sarà più via d’uscita, il vaping sarà destinato a galleggiare in una nicchia di amatori e appassionati. Ecco perché è fondamentale uscire dagli schemi dell’uno contro l’altro, del mero mantenimento dell’interesse di bottega. Occorrono trecento prodi che sappiano rispondere alla malagestione sanitaria e istituzionale delle politiche di riduzione del danno. Occorre prendere spunto dal Regno Unito, dalla Francia, dalla Nuova Zelanda. Da tutti quei Paesi in cui il dibattito, aperto dalle associazioni di categoria, ha coinvolto apertamente e con trasparenza tutti i diretti interessati: politici, medici, operatori di settore, consumatori. Perché anche una sola testimonianza diretta vale più di cento ipotesi scritte su carta intestata.

(editoriale tratto dalla rivista cartacea Sigmagazine #30)

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