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L’indignazione internazionale costringe l’Oms al dietrofront su Mugabe

Ritorna sui suoi passi l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Ritorna sui suoi passi l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità. “Ho ascoltato attentamente tutti coloro che hanno espresso le loro preoccupazioni – ha scritto in una nota – e le diverse questioni che hanno sollevato. Ho anche consultato il governo dello Zimbabwe e abbiamo concluso che questa decisione è nel miglior interesse dell’Oms”. La decisione è quella di revocare la nomina del novantatreenne dittatore Robert Mugabe ad “ambasciatore di buona volontà della salute” dell’organizzazione.
Tutto bene, dunque? Non proprio. A meno che non si voglia credere che il dottore africano Adhanom Ghebreyesus e lo staff dell’Oms con cui si presume si sia consultato, fossero gli unici al mondo a non sapere chi è l’africano Robert Mugabe e a non conoscere il regime che ha instaurato nello Zimbabwe e la rovina civile, economica e sanitaria in cui ha precipitato il Paese che governa ininterrottamente dagli anni Ottanta. Una eventualità altamente improbabile.
E infatti per convincere l’Oms a riconoscere il tragico passo falso ci è voluta l’indignazione che l’iniziativa ha sollevato a livello mondiale. Prima fra tutte quella del governo britannico che ha diplomaticamente definito “deludente” la scelta: lo Zimbabwe, ex colonia britannica, considera la Gran Bretagna il nemico numero uno fra le potenze occidentali. Il Dipartimento di Stato americano è stato più diretto, parlando di una nomina che contraddice gli ideali dell’Onu sul rispetto dei diritti e della dignità umani. Il presidente canadese Justin Trudeau ha mostrato sconcerto, dichiarando di aver pensato a uno scherzo di pessimo gusto, mentre Ian Lavin di Human Right Watch ha affidato a Twitter la sua reazione: “Vista la scioccante storia di Mugabe per i diritti umani, definirlo un ambasciatore di buona volontà per qualcosa mette in imbarazzo l’Oms e il dottor Tedros”.
Critiche anche dall’interno dello Zimbabwe, dove la mortalità infantile è arrivata al 50 percento, l’aspettativa di vita è scesa da 60 a 43 anni, Aids e malaria sono endemiche e le vaccinazioni sono state eliminate per motivi economici. “È un insulto nei confronti della nostra popolazione che non riesce a curarsi – ha dichiarato Obert Gutu, potavoce del principale partito d’opposizione – mentre il nostro Presidente e sua moglie si recano a Singapore per le visite mediche”. A fronte di questa compatta levata di scudi, all’Oms e al suo direttore generale non è rimasto che riconoscere la mala parata e fare marcia indietro. Una mossa che però difficilmente servirà a cancellare i dubbi e le perplessità verso l’organizzazione che pretende di decidere sulla salute mondiale.

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