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È la settimana decisiva per l’intero comparto del vaping. Giovedì 7 alle ore 16 scadono i termini per presentare gli emendamenti al disegno di legge numero 4768, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018. L’ultima possibilità, cioé, per intervenire e modificare gli articoli 5 bis e 19 quinquies del decreto fiscale, quelli introdotti attraverso l’emendamento a firma della senatrice alfaniana Simona Vicari. Se quanto annunciato in occasione della manifestazione nazionale e anticipato da questo giornale verrà mantenuto, verosimilmente i deputati Alessia Rotta, Sebastiano Barbanti e Sergio Boccadutri saranno i promotori della proposta emendativa di riforma del settore. Lunedì 11 si saprà invece se gli emendamenti saranno dichiarati ammissibili. In quel caso dovranno essere sottoposti a votazione. Se verrà dato esito favorevole all’intero iter, che presumibilmente si avrà alla fine della prossima settimana, il cosiddetto emendamento Vicari avrà terminato la sua efficacia e dovrà parlarsi di Riforma Rotta-Barbanti-Boccadutri.
Tenendo saldi punti dell’ordine del giorno approvato la settimana scorsa e secondo quanto appreso da fonti istituzionali, il settore del vaping sarà ridisegnato secondo una precisa ipotesi di ristrutturazione concordata tra le parti. La politica è l’arte del compromesso e nelle prossime ore i parlamentari coinvolti dovranno dare dimostrazione di saperla realizzare.
L’ipotesi che sta circolando con maggior forza tende sia a riscrivere le norme inserite da Vicari, sia a intervenire sulla tassazione. L’emendamento Vicari verrebbe cancellato da una serie di nuove disposizioni, tendendo però come punto fermo l’assoggettamento della vendita dei liquidi con e senza nicotina al monopolio. Si sta cercando di fermare il vincolo della distribuzione sotto monopolio, tentativo che dovrebbe essere avallato da Aams perché per controllare la filiera sarebbe sufficiente mantenere l’obbligo di acquisto da deposito fiscale come già avviene oggi. Discorso a parte merita il confronto sugli shop online. La situazione attuale vede la scomparsa di tutti gli online quindi, agli occhi del legislatore, qualsiasi qualsiasi forma di salvataggio sarebbe un segnale di distensione nei confronti del settore. Seguendo la ratio della normativa, si potrebbe prospettare uno scenario in cui agli online verrà data la possibilità di continuare ad esercitare, vendendo i prodotti non soggetti a licenza autorizzativa, escludendo cioè i liquidi con e senza nicotina. Discorso a parte meritano le basi neutre, la glicerina, il glicole e gli aromi. Al momento non dovrebbero rientrare tra i prodotti assoggettati a monopolio; lo dimostra la libera vendita concessa anche ad altre reti vendita estranee al settore del vaping: alimentari, farmaceutiche ed erboristiche.
La sentenza della Corte costituzionale, sopraggiunta poco dopo l’approvazione dell’emendamento Vicari, costringerà il Parlamento ad esprimersi anche sulla tassazione. Due le ipotesi che stanno circolando. Una prevede di tassare la nicotina a monte della filiera, spalmando poi l’importo sui singoli flaconi a seconda del quantitativo contenuto. Ad esempio, con una imposta di 20mila euro al chilogrammo, un flacone da 10 millilitri a 10 mg sarebbe sottoposto a tassa di 2 euro. La seconda ipotesi, invece, prevede una flat tax su tutti i liquidi per sigarette elettroniche, con e senza nicotina. Sarebbe ancora in fase di definizione il valore impositivo ma, vista l’esperienza precedente, il governo sarebbe intenzionato a stabilirlo ad una cifra compresa tra 1,8 euro e 2,8 euro a flacone da 10 ml. Rimarrebbe aperta la definizione del debito pregresso delle aziende produttrici: probabilmente riusciranno ad ottenere una rinegoziazione da concordare con l’agenzia nazionale di riscossione.