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La zona grigia degli aromi al 40%: né concentrato, né liquido pronto

C'è differenza tra un aroma e un concentrato? E cosa lo trasforma in liquido pronto? La prassi riconosce una fascia di sicurezza in cui nessun produttore si è ancora addentrato.

Ultimamente si è sviluppato un acceso dibattito sugli organi di informazione di settore e sul web in merito alla tassabilità degli aromi concentrati. La discussione trae origine da una profonda incertezza sull’argomento, in parte determinata da una normativa lacunosa ed approssimativa, evidentemente scritta da chi ha scarsa conoscenza del settore e destinata ad essere applicata da enti che da sempre hanno dimostrato di essere ostili al settore del vapore elettronico. Ma l’incertezza che infiamma il dibattito ha origine anche all’interno dello stesso settore, in quanto gli stessi produttori attribuiscono diversi significati alla definizione di aroma concentrato; è pertanto assolutamente necessario fare un po’ di chiarezza sul punto.
Sin dagli albori dello svapo, sul mercato sono apparse due tipologie di prodotto: i liquidi pronti – immediatamente utilizzabili per la ricarica dei vaporizzatori personali, senza la necessità di alcuna preventiva modificazione da parte dell’utente – e gli aromi concentrati, da diluirsi obbligatoriamente con base neutra prima dell’utilizzo. Se non si procedesse alla diluizione, ma si utilizzasse l’aroma concentrato per ricaricare il proprio vaporizzatore, si produrrebbero effetti negativi evidenti: il sapore, troppo intenso, sarebbe sgradevole (come è sgradevole, per esempio, mangiare un cucchiaino di sale, che invece in piccole dosi è un esaltatore di sapidità); l’inalazione del vapore prodotto provocherebbe nausea, a causa del sovraccarico sensoriale a cui sarebbero sottoposti il gusto e l’olfatto; ed infine, si danneggerebbe il vaporizzatore, in quanto l’elevata presenza di particelle aromatiche creerebbe immediatamente incrostazioni sulla resistenza, rendendola di fatto inutilizzabile.
Con l’avvento della TPD, che ha imposto severi limiti quantitativi ai prodotti con nicotina, il mercato ha reagito orientandosi sulle varie formule da miscelare: un set composto da un flacone di liquido aromatizzato senza nicotina da unirsi con una piccola quantità di base nicotinizzata, fornita a parte. In alcuni casi sull’etichetta del flacone contenente il liquido aromatizzato (senza nicotina) compare la denominazione aroma o aroma concentrato, con un’ulteriore avvertenza “da non usare tal quale come liquido da inalazione senza diluire”, oppure “da diluire obbligatoriamente prima dell’utilizzo”. È evidente che l’utilizzo di “aroma concentrato” (o anche semplicemente aroma) è assolutamente improprio e fuorviante, e le ulteriori indicazioni di utilizzo non sono veritiere: infatti, non solo questi liquidi sono utilizzabili, piacevolmente e senza causare danni al vaporizzatore, così come venduti, senza ulteriore diluizione; ma la concentrazione è così blanda che il produttore stesso consiglia di diluirli in ragione dell’80-90% (tipicamente, 50ml di liquido aromatizzato e 10ml di base neutra). Diversamente, i veri aromi concentrati devono necessariamente essere diluiti – pena la non inalabilità e danni al vaporizzatore – a percentuali molto ridotte: tipicamente, salvo rare eccezioni, dal 2% (1ml di aroma disciolto in 49ml di base neutra) fino al 20% (1ml di aroma in 4 ml di base neutra).
È possibile allora stabilire un discrimine, un limite al di sotto del quale un aroma è veramente da considerarsi concentrato? La comune esperienza evidenzia che aromi da diluirsi fino ad un massimo del 30% sono propriamente aromi concentrati, e il loro utilizzo senza previa diluizione causa le conseguenze negative viste sopra. Al contrario, i liquidi aromatizzati da diluirsi al 50% o più sono da considerarsi senza dubbio liquidi pronti, in quanto perfettamente inalabili anche senza diluizione. Infine, tra il 30% e il 50% vi è una sorta di zona grigia in cui di fatto nessun produttore si è finora avventurato e che costituisce una sorta di fascia di sicurezza che contribuisce ad evitare confusione tra le due tipologie di prodotto.

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