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L’intramontabile gusto del tabacco nei liquidi per sigarette elettroniche

Nell’evoluzione della sigaretta elettronica, i liquidi tabaccosi hanno sempre avuto una posizione importante e una storia travagliata. Dalla ricerca del gusto di sigaretta, alle contaminazioni fin troppo ardite, fino alla creazione di blend raffinati, la storia di un aroma che non stanca mai.

Nel campo degli aromi per sigaretta elettronica, i gusti tabaccosi hanno sempre avuto una posizione unica: costituiscono una delle prime porte di accesso al mondo del vapore elettronico per i neofiti e rappresentano un elemento costante per numerosi svapatori navigati. Nonostante la loro importanza, gli aromi tabaccosi hanno sempre avuto un’esistenza travagliata, in parte per le eccessive aspettative che gli utenti alle prime armi ripongono in essi, illudendosi di poter ritrovare, intatto, il gusto del tabacco combusto negli aromi da svapo; ed in parte per le difficoltà tecniche che nel tempo questi aromi hanno posto agli utilizzatori abituali.
Pur conoscendo alterne fortune, però, gli aromi tabaccosi sono sempre stati in grado di rinnovarsi e mantenersi attuali, garantendosi una solida posizione nell’ampio e mutevole panorama degli aromi per sigaretta elettronica: il punto di forza dei tabaccosi, infatti, a differenza degli altri aromi, è proprio la loro relativa staticità, la loro capacità di navigare imperturbati nell’agitato mare delle offerte commerciali sempre alla rincorsa dell’ultima moda. Tanto che un utente distratto potrebbe pensare che in fondo “i tabaccosi sono sempre gli stessi”.
Eppure, le novità nel campo degli aromi tabaccosi ci sono state e continuano ad esserci, e sono anche estremamente rilevanti. I primissimi liquidi tabaccosi erano esclusivamente prodotti di sintesi, ottenuti in laboratorio utilizzando le più disparate molecole aromatiche; la spasmodica ricerca, da parte delle aziende produttrici, del vero gusto della sigaretta tradizionale, e quindi del tabacco combusto, ha costituito per anni il Sacro Graal dello svapo; ma, come il Sacro Graal, la formula chimica del “vero tabacco” non è mai stato trovata. Gli sforzi profusi non sono stati però vani: degli infiniti prodotti arrivati sul mercato, molti sono ancora largamente apprezzati a distanza di molti anni; e se tali aromi, in fondo, non assomigliano più di tanto al gusto del tabacco, poco importa, perché grazie alla loro complessità aromatica e all’impossibilità per il cervello umano di abbinare il gusto a un alimento o a un profumo noto, costituiscono per molti vaper una valida alternativa ai gusti fruttati e dolci.
Successivamente, arrivarono sul mercato i cosiddetti “tabaccosi organici”, ovvero aromi estratti direttamente dalle foglie di tabacco: stavolta il Sacro Graal sembrava più a portata di mano, in quanto gli estratti di tabacco erano effettivamente in grado di riprodurre, allo svapo, l’originale aroma del tabacco. Addirittura, erano anche più apprezzabili delle tradizionali sigarette, sia perché il gusto non era inquinato dalla combustione, sia perché i tabacchi utilizzati erano numerosi e profondamente diversi tra loro e includevano anche pregiate varietà di tabacchi da sigaro e da pipa. Quello che una volta era, per gli amanti di sigari e pipe, il piacere del “fumo lento”, si trasformò nel piacere dello “svapo lento”, in cui gli amanti dei tabacchi provavano miscele diverse, creando bouquet unici ed originali, oppure replicando le più note miscele da pipa.
Fu subito chiaro, però, che la nicchia di mercato riservata agli estratti di tabacco era ristretta ai vaper esperti, in grado di utilizzare atomizzatori rigenerabili; la complessità aromatica dei tabaccosi organici aveva infatti come contraltare un’elevata aggressività nei confronti delle resistenze, che si ricoprivano rapidamente di residui solidi che ne impedivano l’utilizzo. Per questo motivo, era assolutamente impossibile utilizzare tali aromi con atomizzatori a testine, non rigenerabili. Molti tentativi furono fatti, all’inizio, per cercare di ottenere estratti di tabacco rispettosi delle resistenze; tipicamente, gli aromi venivano sottoposti a intensi cicli di microfiltraggio per eliminare i residui di maggiori dimensioni. Ma purtroppo, insieme ai residui, venivano eliminate anche importanti componenti aromatiche, sicché il gusto tabaccoso perdeva di naturalezza, allontanandosi irrimediabilmente dal tabacco originale.
La fase di stallo venne infine superata grazie a tecniche estrattive più raffinate, che permisero agli estratti aromatici di mantenere la complessità del gusto e un’assoluta somiglianza con il tabacco di origine, riducendo al contempo i residui incombusti a livelli minimi, tanto da poter essere utilizzati anche con atomizzatori non rigenerabili, atomizzatori a testine e persino con le piccole pod che nel frattempo avevano preso piede sul mercato dell’hardware. Questa è la generazione degli aromi tabaccosi “Clear”, “Crystal”, “For Pod”, e cos’ via, che ancora oggi reclamano un ampio spazio nelle vetrine dei rivenditori.
Il Sacro Graal è stato infine trovato? In un certo qual modo, la risposta è affermativa: oggi il mercato offre, al fianco di un’ampia scelta di estratti di tabacco più tradizionali dal gusto particolarmente fedele e intenso e adatti all’uso con atomizzatori rigenerabili, anche numerosi estratti “clear” dal gusto più raffinato ma ugualmente fedeli, perfettamente utilizzabili anche con atomizzatori a testine e pod.
Ma il mercato non si può fermare e i produttori di tabaccosi, pressati dall’esplosione dei gusti cremosi e condizionati dalla loro folle rincorsa dell’ultima moda, hanno cominciato ad osare abbinamenti aromatici che in breve hanno snaturato e svilito il ruolo del tabacco nello svapo. Dai primi timidi abbinamenti (in verità apprezzabili) tra tabacchi e nocciola, cioccolato o vaniglia, in cui il tabacco risultava impreziosito dagli ingredienti di contorno, siamo in breve arrivati a mix in cui il nobile tabacco era costretto a soccombere sotto i pesanti effluvi di ananas, cocco, amarena, albicocca, vini e liquori di ogni tipo, anice e finanche, con risultati invero discutibili, menta e mentolo.
Questo è stato il periodo in cui il mercato infranse anche un altro tabù, offrendo liquidi tabaccosi adatti allo svapo di polmone e scatenando sui social la querelle se i tabaccosi andassero svapati rigorosamente di guancia o meno. In verità, lo svapo di polmone rende il gusto semplicemente diverso, non migliore o peggiore in assoluto: si perdono alcune note aromatiche più dolci, si rafforzano quelle secche e affumicate, migliora la persistenza e si affievoliscono le note di testa. Peraltro, lo svapo di polmone era decisamente preferibile per i tabaccosi-cremosi che cominciavano ad imperversare sul mercato.
Alcuni produttori si sono lanciati a piè pari in questo nuovo settore, continuando a sfornare nuovi gusti “tabaccosi” caratterizzati dagli abbinamenti più arditi, tentando di emulare ciò che avveniva, con risultati di gran lunga più apprezzabili, nel campo dei gusti dolci e cremosi. Altri produttori, più prudentemente e dimostrando maggiore lungimiranza, hanno semplicemente affiancato alla loro produzione di estratti puri di tabacco alcuni nuovi tabacchi aromatizzati, cercando di non discostarsi troppo dal solco della tradizione del fumo lento.
Oggettivamente, la “sbandata” del settore dei tabaccosi verso mete aromatiche che gli erano estranee è stato un flop, peraltro ampiamente prevedibile. Il target di riferimento per i produttori di aromi tabaccosi è un pubblico maturo, in grado di apprezzare un buon tabacco e di percepire le sottili note aromatiche che lo caratterizzano; e con l’avvento delle versioni “clear” dei tabaccosi organici, la platea si è ampliata a neofiti dello svapo che cercano di ritrovare nel vapore il gusto della sigaretta. Questi consumatori, che costituiscono lo zoccolo duro del settore, mai avrebbero potuto apprezzare la contaminazione, al limite del vilipendio, dei nobili tabacchi che tanto amavano e ricercavano e quindi hanno largamente ignorato le fantasmagoriche “novità” che il mercato degli estratti di tabacco cercava di propinare loro. Sugli scaffali dei rivenditori, gli azzardati aromi tabaccosi “tutti i gusti più uno” di Potteriana memoria stanno oggi rapidamente giungendo al termine della loro shelf life e guardano stoicamente il baratro dell’oblio in cui tra poco cadranno.
E arriviamo all’ultimo atto (per ora) dell’avventura dei tabacchi da svapo: è infatti finalmente giunto il momento in cui gli aromatieri del tabacco sono tornati a fare ciò che è loro più consono, ovvero realizzare raffinati blend di tabacchi diversi. Ed è questa, sicuramente, la vera frontiera del settore dei tabacchi, l’arma di concorrenza più affilata, il campo di battaglia in cui i più validi – e non i più arditi – avranno infine la meglio. In verità, fin dagli albori dei tabaccosi organici i produttori hanno creato pregevolissimi blend, spesso ispirati a note miscele da pipa: chiunque ricorderà la “miscela inglese” che per diversi anni è stato l’indiscusso punto di riferimento degli amanti del tabacco da svapo. E nel campo delle sigarette, qualcuno ricorderà alcuni estratti che riproducevano fedelmente la ruvida rozzezza (così cara ai fumatori) di due iconici marchi di sigarette, uno francese e uno spagnolo.
Oggi gli aromatieri del tabacco analizzano le nuances delle diverse varietà di Latakia e ne propongono estratti in purezza o in blend, sperimentano inediti abbinamenti tra il piccante Perique e l’aromatico tabacco turco, o arditi blend “all-Virginia” che includono varietà Bright, Dark e Red, oppure ancora riscoprono la prorompente forza aromatica del Kentucky nostrano, che ha da sempre costituito la spina dorsale dei nostri Toscani, e la ingentiliscono con fugaci accenni di Burley e Cavendish. Il mercato degli estratti di tabacco sembra oggi aver riscoperto il piacere dei vecchi “club della pipa” in cui ci si scambiava consigli su come miscelare i diversi tabacchi (ma rigorosamente, solo tabacchi) per ottenere blend sempre originali e piacevoli. E gli amanti del tabacco da svapo non possono che esserne contenti.

L’autore: Stefano Caldarone è dottore commercialista, specializzato in contabilità fiscale e monopolistica, blogger esperto in liquidi e aromi.

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