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Non spegnete Radio Radicale! La radio di tutti, anche del vaping

Decine di migliaia di eventi pubblici hanno avuto voce e si possono ancora oggi riascoltare e rivedere soltanto grazie a Radio Radicale. Ma oggi l'emittente è a rischio di chiusura.

C’è una radio in Italia che da più di quarant’anni trasmette in diretta tutti gli avvenimenti parlamentari, politici e giudiziari. C’è una radio in Italia che da più di quarant’anni raccoglie e archivia gli atti di centinaia di migliaia di avvenimenti pubblici, dichiarazioni, interviste, dibattiti parlamentari, convegni e seminari. C’è una radio in Italia che da più di quarant’anni trasmette senza filtri dando voce ai fatti e alle opinioni di tutti, dai più deboli alle minoranze. C’è una radio in Italia che da più di quarant’anni svolge un servizio che nessun altro ha mai saputo copiare. C’è una radio in Italia che ha sempre dato voce e risalto alle vicissitudini del settore della sigaretta elettronica; ha trasmesso inchieste, seguito tutti i convegni, organizzato conferenze stampa, riportato commenti e interviste. La radio che da più di quarant’anni fa tutto questo si chiama Radio Radicale. E adesso la sua vita e la sua funzione è messa a rischio per volontà del governo.
Radio Radicale percepisce ogni anno un contributo per seguire e trasmettere tutti gli eventi di pubblica utilità. Senza Radio Radicale nessuno avrebbe potuto, ad esempio, ascoltare i processi contro Enzo Tortora o la cosiddetta trattativa Stato-Mafia; nessuno potrebbe entrare nelle commissioni parlamentari ed essere informato su dibattito e votazioni; nessuno potrebbe nutrirsi di quella fondamentale e unica rassegna stampa quotidiana curata da Massimo Bordin. Ma senza Radio radicale non avrebbe avuto voce neppure la manifestazione nazionale dei lavoratori del comparto della sigaretta elettronica: quel 29 novembre i giornalisti della radio sono stati tutta la mattina insieme a noi, sotto la pioggia, per registrare le voci dei protagonisti. E senza Radio Radicale neppure i convegni del Vapitaly avrebbero potuto uscire fuori da Verona: sono stati tutti trasmessi in diretta e ancora oggi possono essere visti e ascoltati in streaming sul sito. E senza Radio Radicale non si avrebbe avuto neppure notizia della conferenza stampa delle associazioni di settore per lamentare l’assoggettamento ad Aams. E ancora, senza Radio radicale non avrebbero avuto riscontro le decine di parlamentari che parteciparono alla tavola rotonda sulla sigaretta elettronica. E come se non bastesse, Radio radicale è stata l’unica  emittente a destinare un ciclo di puntate d’approfondimento sulla riduzione del danno; ha trasmesso l’intervento integrale della senatrice Simona Vicari; ha ospitato Matteo Salvini per annunciare l’abbassamento dell’imposta di consumo; ha trasmesso varie inchieste indipendenti sull’andamento del mercato del vaping e sulla iper tassazione.
Radio Radicale svolge un servizio pubblico che nessun altro sarebbe all’altezza di fare. Non a caso, al bando di gara per l’assegnazione del servizio, ha partecipato la sola Radio Radicale. E probabilmente nessuno parteciparà mai se non ci sarà più Radio Radicale perché tra le clausole del contratto c’è una postilla: “Radio Radicale non può fare pubblicità”. Fino al 2018 Radio Radicale riceveva 8,2 milioni di euro, quale corrispettivo per la convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico per la trasmissione delle sedute del Parlamento, e 4 milioni di euro come contributo per l’editoria. Questi ultimi venivano concessi in quanto riconosciuta come “impresa radiofonica privata che ha svolto attività di interesse generale” ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230. La legge di Bilancio 2019 ha prorogato la convenzione per la trasmissione delle sedute parlamentari da parte di Radio Radicale per un solo semestre, stanziando a tale scopo 5 milioni di euro lordi (circa 4 netti) per l’anno 2019. In assenza di ulteriori provvedimenti alla scadenza semestrale (20 maggio 2019) Radio Radicale non avrà più risorse per proseguire l’attività. Nel 2018, Radio Radicale ha destinato circa 4 milioni di euro al pagamento degli stipendi dei giornalisti e quasi 2 milioni di euro per la produzione di programmi esterni volti a seguire tutti gli eventi di interesse pubblico, tra cui rientrano anche quelli legati al vaping. Nell’ultimo esercizio Radio Radicale ha sostenuto costi per oltre 1,5 milioni di euro per la produzione di programmi audio-video relativi a eventi politici di tutti i partiti, delle associazioni, delle diverse istituzioni. A queste si aggiungono le produzioni realizzate dalla redazione della radio: tutte – anche quelle non trasmesse in diretta – sono archiviate e pubblicate in internet in forma integrale. Sempre la legge di Bilancio prevede l’eliminazione del contributo per l’editoria a partire dal 1 gennaio 2020.
Senza il contributo, è la stessa sopravvivenza di Radio Radicale ad essere messa in discussione. Radio Radicale non ha colore, è la radio di tutti. È la radio che trasmette qualunque evento abbia un minimo di interesse pubblico. Spegnere Radio Radicale significa spegnere l’unica fonte d’informazione diretta, sorgente di pensiero e di libera opinione.

Ps. Sigmagazine non prende e non ha chiesto finanziamenti o contributi pubblici per l’editoria.

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