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Le svapoleggende metropolitane sulla sigaretta elettronica

Dall'acqua nei polmoni, all'antigelo nei liquidi, sino alla teoria dei 4,2 volt. Un vademecum per smentire bufale e disinformazione dilagante.

Ci sono leggende e leggende. Alcune affondano le loro radici nella notte dei tempi, nella tradizione popolare, nelle suggestioni che il volgo, in altre epoche, viveva, al netto delle scarse se non assenti conoscenze teoriche che l’umanità poteva avere fino a pochi secoli fa. Poi arrivò il metodo inventato da Galileo, che a pieno merito divenne il fulcro di quella che oggi identifichiamo come una vera e propria rivoluzione, la rivoluzione scientifica. L’approccio divenne rigoroso, documentato, ripetibile, basato sui dati di fatto, le ricerche, le scoperte. Scorrendo i secoli, l’uomo attraversa l’Illuminismo, coglie la differenza tra percezione propria e realtà oggettiva o quasi, del mondo che vive, affina il metodo, scopre nuovi orizzonti riguardo se stesso, la salute, l’universo.Questo non cambia però una realtà essenziale, che dopo centinaia di migliaia di anni di evoluzione, rimane solidamente attaccata all’esistenza stessa: la paura. Le persone, gli esseri umani, devono sempre fare i conti con la paura che di volta in volta, di epoca in epoca, può riguardare l’ignoto, il diverso, il “troppo nuovo per essere conosciuto”. Non importa fino a che punto il progresso scientifico possa essere arrivato nel farci capire cosa si può fare e cosa invece non è bene attuare, perché il dubbio che qualcosa vada storto è sempre lì, in attesa di essere alimentato. Non è un caso che le leggende metropolitane possano celare al loro interno il timore per una qualche conseguenza dannosa verso la comunità o verso i singoli, che sciaguratamente dovessero trovarsi nelle situazioni descritte.
Poteva quindi sfuggire a questo meccanismo un settore così rivoluzionario e innovativo come quello del vaping? Certo che no, ed ecco che la vox populi, la diceria, l’amico dell’amico, come si usa nei Paesi anglosassoni, o il più semplice sentito dire italiano, hanno fatto la loro comparsa tra liquidi, aromi e dispositivi. Gli aspetti coinvolti sono i più disparati, dalle fantomatiche ripercussioni sulla salute, alle impostazioni tecniche riguardanti il valore di potenza da utilizzare sui vaporizzatori personali. Ecco quindi una rassegna delle più celebri, quelle che, all’alba inoltrata del 2019, strappano un sorriso ai vaper più navigati, ma che al tempo stesso potrebbero far preoccupare i neofiti che magari, senza controllarne la veridicità, potrebbero adottarle come sorgente d’informazione, cadendo nel tranello. Il meccanismo resta comunque sempre il medesimo: fonti assenti o poco attendibili, generiche persone coinvolte, ricostruzione dei fatti nebulosa e un fondo di plausibilità che renda il racconto perlomeno verosimile, a una prima occhiata generalista.

ACQUA NEI POLMONI
Indubbiamente la più celebre, al punto da divenire un maldestro evergreen delle leggende di questo settore, riguarda la formazione di un non meglio specificato liquido acquoso all’interno della cavità pleurale o forse dei polmoni stessi. C’è chi parla esplicitamente di acqua, chi parla di liquido pleurico, altri che identificano nella base neutra il motivo del contendere. Sta di fatto che la narrazione prevede la formazione di liquido nell’albero bronchiale, con affermazioni del tipo “la sigaretta elettronica fa venire l’acqua nei polmoni”. Un’immagine forte, che evoca sofferenza, compromissione respiratoria, quasi a dimostrare che forse sarebbe stato meglio continuare con la combustione del tabacco, anziché inalare una matrice liquida.
La realtà delle cose è ben diversa: il nostro sistema respiratorio scambia quotidianamente almeno 400 ml di acqua con l’esterno. Questo processo fa parte della cosiddetta perspiratio insensibilis ed è parte della nostra normale fisiologia, con cui arriviamo a perdere circa un litro di acqua attraverso la pelle e la respirazione. Già da questo concetto è possibile comprendere, se ce ne fosse stato bisogno, che i polmoni sono tutt’altro che a tenuta stagna e che quindi è inverosimile avere un accumulo di acqua al loro interno in condizioni di salute, specie se si calcola l’ammontare del consumo di eliquid rispetto al mezzo litro circa di acqua che già viene scambiata.
Nell’ipotesi che invece non si tratti di acqua ma di base neutra, risulta comunque impossibile per diversi motivi. Innanzitutto l’eliquid è formato da sostanze, come vedremo tra poco, totalmente metabolizzabili dal nostro organismo, che vengono quindi semplicemente acquisite e trasformate, per poi essere espulse. In secondo luogo il vapore di ecig è in realtà un aerosol, quindi una dispersione nebulizzata, che in quanto tale difficilmente torna ad aggregarsi in forma liquida. Infine, la superficie alveolare è pari a circa 70-80 metri quadrati, offrendo quindi ampio spazio al liquido nebulizzato per potersi poi disperdere a dovere. Alcuni mesi fa è però apparsa oltre oceano una notizia abbastanza allarmante, che ha visto coinvolta una ragazza della Pennsylvania, ed è tornata la notizia dell’acqua nei polmoni. Come spiegato dal professor Beatrice a Sigmagazine si tratta però di un caso di ipersensibilità allergica, dunque un fenomeno decisamente circoscritto, non generalizzabile all’intero mondo del vapore, e legato all’individuo, anziché al metodo di inalazione.

ANTIGELO NEI LIQUIDI
Di pari passo con le fantomatiche ripercussioni respiratorie del vapore elettronico, si è mossa anche la diceria secondo cui all’interno del liquido base vi fosse contenuto l’antigelo per automobili. Questa notizia, ovviamente falsa, è probabilmente originata dalla somiglianza lessicale dei due composti: glicole etilenico, dedicato alle automobili, e glicole propilenico, che è invece utilizzato nel mondo del vaping. Può sembrare una differenza irrisoria ma quel singolo carbonio, che modifica il prefisso della parola in questione, cambia totalmente il profilo farmacologico e di sicurezza della sostanza. Il glicole etilenico è infatti componente dell’antigelo, tossico per ingestione e può causare serissimi danni renali, mentre il glicole propilenico viene metabolizzato dal nostro organismo senza conseguenze per la salute, così come il glicerolo e l’acqua, ugualmente presenti nelle basi per vaping.

METALLI PESANTI
Nemmeno il comparto dei liquidi pronti è potuto sfuggire alla furia delle distorsioni percettive riguardanti la salubrità di ciò che è un’alternativa al cancerogeno fumo di sigaretta. Ecco quindi che alcuni anni fa fece scalpore la notizia secondo cui all’interno dei liquidi preconfezionati ci fossero allarmanti concentrazioni di metalli pesanti. La ricerca dell’epoca prendeva in considerazione un numero limitato di boccette e di marche non sempre così note ma, per fugare ogni dubbio, lo stesso argomento è stato ripreso in epoca più recente dal Dottor Farsalinos e dalla dottoressa Kamilari che, dopo aver ripetuto le analisi su nuovi campioni di eliquid, aumentando la numerosità del campione, non hanno rilevato valori soglia da considerarsi dannosi, anzi, questi erano allineati con le linee guida per i farmaci da inalazione.

4.2 VOLT
Ovviamente le storie basate sul sentito dire pervadono anche gli aspetti pratici della routine di un vaper. Una delle più tipiche domande di un neofita riguarda, forum e gruppi alla mano, il corretto wattaggio da impostare per una data resistenza. La teoria ci dice che il parametro più indicativo è il cosiddetto heat flux, con cui calcolare la giusta potenza in funzione della superficie vaporizzante. Ormai la stragrande maggioranza dei dispositivi utilizza la regolazione in watt, che ha sempre un corrispettivo in volt, all’interno del circuito. Non esiste però un valore univoco di potenza o di voltaggio, poiché dipende sempre dalla tipologia e dalle dimensioni fisiche della resistenza. Ogni coil è quindi una “storia a sé” in termini elettrotecnici. Ecco perché risulta totalmente insensato assegnare un valore univoco di tensione, o di potenza, quasi a farne una regola universale. Prendendo in prestito un esempio mutuato dal mondo automobilistico, sarebbe come fissare a 100 km/h la velocità massima per un’automobile, a prescindere dal tipo di vettura o dalla strada da percorrere. Evidentemente un simile numero potrebbe essere eccessivo in certi contesti o totalmente insufficiente in altri e lo stesso vale per questo misterioso valore massimo di 4.2 volt, che non ha alcuna base teorica o scientifica, ma che ciclicamente e per ragioni ignote torna a fare capolino nelle discussioni.

SVAPARE È PEGGIO CHE FUMARE
Non appena la sigaretta elettronica ha iniziato a raccogliere estimatori e utilizzatori, il mondo scientifico si è premurato di analizzarne le proprietà, i benefici e gli eventuali punti oscuri. Il settore è cresciuto, è maturato e i test sono continuati, fino a creare una corposa ed esaustiva letteratura medica che assolve il vapore elettronico, dimostrandone l’efficacia sia come mezzo di disassuefazione, sia come strumento di riduzione del danno. Gli studi e gli esperimenti a supporto della sigaretta elettronica sono ormai migliaia, al punto che è stato creato un apposito database in cui condensare la letteratura scientifica di settore. A dare manforte si è aggiunto anche il Sistema sanitario nazionale britannico, che attivamente promuove il vaping come buona pratica per l’abbondono del tabagismo. Gli elementi oggettivi e le evidenze scientifiche sono quindi presenti e permettono di assolvere lo svapo da ogni accusa di nocività. Nonostante ciò, l’opinione pubblica e i media hanno preso di mira il prodotto più volte, in tempi passati e recenti, con accuse nel migliore dei casi poco credibili o addirittura in aperto contrasto con quanto scoperto fino a quel momento. La forma mentis scientifica lascia sempre campo libero al dubbio, alla smentita o alla totale sovversione di quanto fino a quel momento detto, purché le affermazioni siano sempre documentate e univocamente sostenibili. Non è questo il caso delle varie polemiche o estemporanee ricerche avverse al mondo del vaping che regolarmente, nel giro di pochi giorni o alcune ore, ricevevano la smentita ufficiale da parte della comunità scientifica.
L’elenco non termina qui, poiché il sottobosco di “favole moderne” riguardanti il mondo del vapore è riccamente popolato, anche se quelle più ricorrenti e anche più deleterie hanno trovato spazio descrittivo e relativa contro risposta tra queste righe. È quindi insito nell’essere umano il bisogno di raccontare e di arricchire con dettagli propri ciò che viene vissuto, l’importante è che la separazione tra quel che è una narrazione e ciò che è la realtà resti sempre ben delineata, grazie anche a quella rivoluzione intellettuale che ha reso Galileo l’icona storica del metodo scientifico.

(tratto da Sigmagazine bimestrale #13 marzo-aprile 2019 )

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