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Istituto superiore di sanità: 900 mila italiani usano la sigaretta elettronica

L'Istituto superiore di sanità diffonde i dati. Non accenna a diminuire il numero dei fumatori: 11,6 milioni. Sintomo delle errate politiche antifumo nazionali.

In Italia non accenna a diminuire significativamente il numero dei fumatori anche se cala il numero di sigarette mediamente consumate al giorno: sono 11,6 milioni gli amanti delle bionde, più di un italiano su cinque. Gli uomini sono 7,1 milioni e le donne 4,5 milioni. Un dato che dimostra come le politiche antifumo italiane non stanno funzionando. Il report sarà presentato domani all’ISS in occasione del World No Tobacco Day (WNTD) organizzato ogni anno il 31 maggio dall’OMS. L’edizione 2019 è dedicata al tema “Tabacco e salute dei polmoni”, una giornata di riflessione globale sui rischi associati al fumo.
In Italia – secondo i dati Iss – gli utilizzatori abituali e occasionali di e-cig sono circa 900.000. Di questi l’80,1% sono fumatori, dunque consumatori duali che fumano le sigarette tradizionali e contemporaneamente l’e-cig. Il 5% dei fumatori abituali o occasionali di sigaretta elettronica sono persone che prima di utilizzare l’e-cig non avevano mai fumato sigarette tradizionali.
Per quanto riguarda le sigarette a tabacco riscaldato, queste vengono utilizzate abitualmente o occasionalmente dall’1,1% della popolazione italiana, circa 600.000 persone. La loro notorietà è più che triplicata passando dal 18,9% nel 2015 al 67.3% nel 2019. Relativamente alla percezione del rischio per la salute derivante dall’uso di questi prodotti, si osserva che sebbene la maggioranza dei fumatori (il 55,8%) ritenga che essi siano dannosi al pari delle sigarette tradizionali, il 25,3% ritiene invece che le sigarette a tabacco riscaldato siano meno dannose delle sigarette tradizionali. Inoltre, il 58,4% dei fumatori ed il 6,4% dei non fumatori “passerebbe/inizierebbe a fumare esclusivamente questi nuovi prodotti del tabacco di fronte alla certezza che essi siano meno dannosi per la salute rispetto alle sigarette tradizionali”.
Le fumatrici sono aumentate soprattutto nelle regioni del Sud Italia: sono quasi il doppio rispetto alle regioni centrali e settentrionali (il 22,4% al Sud e isole contro il 12,1% al Centro e il 14% al Nord). Oltre la metà dei giovani fumatori tra i 15 e 24 anni fuma già più di 10 sigarette al giorno e oltre il 10% più di 20.
Non cambiano negli ultimi anni le abitudini al fumo degli italiani – afferma Roberta Pacifici Direttore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping – segno che serve incentivare campagne informative soprattutto per i giovani che rappresentano un serbatoio che alimenta l’epidemia tabagica e per le donne, per le quali è in aumento la mortalità per tumore al polmone. È importante intervenire prima possibile – aggiunge – e spiegare, come dimostra la nostra carta del rischio polmonare, che più precocemente si diventa ex fumatore tanto prima ci si avvicina ad avere lo stesso rischio di ammalarsi di chi non ha mai fumato”.
Secondo l’indagine dell’ISS un fumatore maschio su 4 è un forte fumatore, fuma cioè più di un pacchetto al giorno. Quasi la metà delle donne fuma tra le 10 e le 20 sigarette al giorno. A questi si aggiungono inoltre i consumatori di nuovi prodotti. L’1,7% consuma e-cig e l’1,1% fa utilizzo di tabacco riscaldato. I nuovi prodotti tuttavia non cambiano la prevalenza dei fumatori di sigarette che diventano nella maggior parte dei casi consumatori duali, utilizzano cioè sia le sigarette tradizionali che i nuovi prodotti.
Relativamente alla e-cig – dice Roberta Pacifici – va sottolineato che molti fumatori la usano per smettere ma spesso diventano consumatori di entrambi i prodotti o addirittura iniziano proprio a fumare provando la sigaretta elettronica. Un dato preoccupante è inoltre che chi utilizza i nuovi prodotti (e-cig e tabacco riscaldato) si sente autorizzato ad usarli nei luoghi dove vige il divieto di fumo minando il valore educativo di una Legge che in vigore da oltre 15 anni ha contribuito ad educare al rispetto della salute”.
Rafforzare la legge e estendere i suoi divieti, secondo il farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Farmacologico Mario Negri, dovrebbe essere un’azione fondamentale per la dissuasione al fumo di sigaretta. “Estendere l’attuale divieto di fumo nei luoghi chiusi pubblici e nei luoghi di lavoro pubblici e privati è necessario – afferma Garattini – Così come vanno vietate le pubblicità alle sigarette elettroniche e agli heated tobacco products”. Le legge già prevede numerosi divieti a carico del tabacco e degli strumenti alternativi. Il problema è che lo Stato non è in grado di garantirne l’osservanza, soprattutto sulla vendita ai minori. D’altronde, se i minori fumano, è perché qualcuno vende loro il tabacco e le sigarette.

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