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“Gli americani ti permettono di utilizzare qualsiasi sostanza, le sigarette elettronica in Europa invece sono molto più sicure”. Così Luca Richeldi, direttore dell’unità di pneumologia al policlinico Gemelli di Roma intervistato da Francesco Malfetano su Il Messaggero.
Il recente allarmismo contro la sigaretta elettronica è partito dagli stati Uniti e in pochi giorni è stato rilanciato e amplificato anche nel Vecchio Continente. Dove però già da cinque anni esiste una apposita Direttiva che regolamenta la produzone e la vendita dei liquidi di ricarica e delle e-cig. E infatti Richeldi lo ricorda. “In Italia sono più sicure che negli Usa e possono aiutare a fumare di meno. Mi sono confrontato con un mio collega americano che ha visto da vicino alcuni dei casi incriminati. La sensazione è che dipenda dal dispositivo utilizzato. Quelli americani ti permettono di mettere qualsiasi cosa all’interno”. E infatti, continua Richeldi: “Al momento sappiamo solo che questi ragazzi hanno contratto delle malattie polmonari acute, delle polmoniti chimiche, che potrebbero essere dovute alla presenza nei liquidi utilizzati all’interno delle sigarette per il vaping di un acetato della vitamina E. Tuttavia si sta ancora cercando di capire quali sono le sostanze pericolose“. Il giornalista quindi chiede se le sigarette elettroniche siano efficaci per smettere di fumare. Richeldi vede una grande possibilità: “In alcuni percorsi è stato dimostrato che la sigaretta elettronica standard rende più semplice la riduzione o la disassuefazione dal fumo tradizionale. Tuttavia possono esserci lo stesso dei problemi, ad esempio capita che ci siano persone che fumano entrambe le tipologie di sigarette. Però se vengono usate come strumento di riduzione del rischio da un grande fumatore, una persona che consuma 2 o 3 pacchetti al giorno, che magari riesce a ridurne l’utilizzo, si tratta di un grande risultato”.