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Manovra: più tasse sulle sigarette elettroniche, nel mirino anche gli aromi

Sul tavolo del ministro Gualtieri l'ipotesi di ristabilire la situazione ante 2019 disincentivando anche gli acquisti fai da te

E come ogni anno, la vera battaglia fiscale comincia ai primi di ottobre. Il governo Conte sta lavorando alla scrittura della manovra di bilancio. Secondo le stime, il ministro Gualtieri deve trovare i 20 miliardi di euro per scongiurare le clausole di salvaguardia. Non facile visti i tempi. Ma una cosa è sempre valida: alzare le accise sul tabacco. E, di riflesso, anche sulle sigarette elettroniche.
Il clima di questi ultimi mesi non gioca certamente a favore del comparto, soprattutto alla luce delle bombe mediatiche innescate negli Stati Uniti e scoppiate anche in Italia. I funzionari del Mef avrebbero già trovato la soluzione per recuperare almeno 200 milioni di euro dal tabacco: ristabilire la situazione ante 2019, ovvero ritoccare al rialzo lo sconto per riportare l’imposta di consumo sui liquidi da inalazione ai livelli del 2018. Stessa operazione dovrebbe riguardare anche il tabacco riscaldato, il cui sconto però non verrebbe differenziato rispetto alle sigarette elettroniche ma rimarrebbe uguale. In sostanza, entrambi i prodotti di nuova generazione sconterebbero la tassa del 50 per cento. Un flacone di liquido di ricarica da 10 millilitri tornerebbe dunque ad avere una imposta di circa 4 euro. Secondo fonti di via XX Settembre, sul tavolo ministeriale è aperto anche il fascicolo relativo agli aromi per sigarette elettroniche. L’ipotesi è di creare una tipologia apposita che consentirebbe di tassarli, scindendo quelli per uso alimentare da quelli per il vaping. La difficoltà è riuscire a trovare un criterio per differenziare le due tipologie di prodotti a seconda dell’utilizzo. Aumenti sicuri anche per il tabacco trinciato. L’obiettivo dichiarato è disincentivare gli acquisti volti al fai da te.

 

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