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La questione della tossicità del fumo elettronico è di scottante attualità. La stessa Organizzazione mondiale della sanità di recente ha dovuto rivedere la sua pagina destinata a domande e risposte per correggere alcune affermazioni che apparivano in evidente contrasto con i dati scientifici. Nel 2019 la dottoressa Wang di Shangai ha effettuato un approfondito e rigoroso ragionamento con una revisione aggiornata della letteratura, dalla quale risulta che i dati della ricerca relativi ai componenti dei liquidi elettronici che presentano potenziali tossicità sono incoerenti. La Wang ha dimostrato che la maggior parte degli studi che hanno messo in paragone la tossicità delle sigarette elettroniche con le sigarette di tabacco suggeriscono che le e-cig siano meno tossiche e sostiene che le prove scientifiche sulla tossicità della sigaretta elettronica sono contraddittorie a causa della mancanza di un approccio di ricerca standardizzato.
Soffermandoci sulla tossicità legata ai liquidi risulta che il 26,6% dei fumatori elettronici usi sistemi aperti e molti si cimenterebbero nella sperimentazione e nel fai da te. Il dato emerge dal sondaggio “Dimmi cosa svapi” commissionato da FlavourArt, azienda Made in Italy nella produzione di aromi per alimenti e per sigarette elettroniche. Un altro sondaggio, commissionato alla Doxa dall’Istituto superiore di sanità, riferisce invece che il 10% degli svapatori gestisce il “fai da te” dilettandosi con ricette, tentativi, miscele ed esperimenti. L’incauto utilizzo di sostanze inadeguate per l’inalazione è stato alla base dell’epidemia di malattie respiratorie che ha colpito gli Stati Uniti, la sindrome Evali (e-cigarette or vaping product use-associated lung injury).
Una volta accertate le cause e le sostanze letali, l’epidemia è adesso in fase di remissione ma resta il fatto che la pratica del fai da te non appare sicura. Ciò che è sicuro da ingerire può non essere innocuo se inalato. Esistono laboratori nei quali è possibile testare liquidi di consumo per sigarette elettroniche e certificarne il contenuto secondo le leggi vigenti. Evali ha avuto l’effetto di portare l’attenzione degli studiosi sulla questione più generale della tossicità inalatoria: un campo che ancora necessita di essere esplorato fino in fondo.Esistono molecole antibiotiche ad uso orale che per essere somministrate in via intramuscolare, devono esser trattate in forma diversa. Analogamente, prodotti che sono preparati per una utilizzazione intramuscolare non possono essere automaticamente somministrati in via endovenosa, pena conseguenze anche gravi per la salute o per la vita.
Ciò vale anche per farmaci somministrabili in via aerosolica: ci sono molecole utilizzabili e prodotti non utilizzabili se non addirittura tossici se inalati. Quindi necessitano competenze e laboratori molto specializzati per testare adeguatamente ciò che immettiamo nell’organismo e, nel caso della sigaretta elettronica, ciò che viene inalato per diletto. Il diacetile, ingrediente molto usato nell’industria alimentare al sapore di burro, assunto per bocca non ha mai causato problemi ma risulta, da informazioni della medicina del lavoro, che operai americani impiegati nell’industria dei pop-corn, in seguito ad anni di esposizione e inalazione di questo composto, hanno manifestato dei sintomi tipici della bronchiolite obliterante. Questa informazione non è molto diffusa ed il diacetile è stato utilizzato da molti produttori di liquidi per sigaretta elettronica, essendo presente negli Usa in un terzo dei prodotti da svapo. Evali è stata stata provocata da oli come l’acetato di alfa-tocoferolo (vitamina E): un antiossidante a basso costo, utilizzato dall’industria illegale statunitense per confezionare prodotti da vaping a base di derivati della cannabis (Thc). Alcuni oli in effetti funzionano bene nella sigaretta elettronica, perché concorrono a formare un vapore spesso e ben visibile ma sono tossici come ha dimostrato proprio l’epidemia. Anche mescolare aromi, senza conoscerne esattamente la composizione e le possibili interazioni a causa del calore, può indurre la formazione di composti che generano pericolosi fenomeni di tossicità acuta. Un ottimo olio extra vergine di oliva è perfetto per condire l’insalata ma pericolosissimo se vaporizzato e inalato! La sigaretta elettronica è un po’ come un coltello: utilissimo per tanti scopi ma mortalmente pericoloso se usato in maniera non appropriata. Studiare e misurare la tossicità inalatoria non è semplice, anche se negli ultimi tempi si sono compiuti dei progressi significativi. I tossicologi utilizzano procedure specifiche per testare la tossicità inalatoria di varie sostanze. Non c’è un unico test ma più modalità di analisi tra loro integrate. I dati che provengono da più informazioni e hanno una conclusione convergente sono più affidabili. Le modalità di studio vengono chiamate “modello”. Ad esempio se il test è stato eseguito su cavie o altri animali di laboratorio si parlerà di modello animale. Vediamo appresso le possibilità di analisi utili per la comprensione della tossicità inalatoria. La chimica analitica è la branca della chimica che copre le attività volte all’identificazione, alla caratterizzazione chimico-fisica e alla determinazione qualitativa e quantitativa dei componenti di un determinato campione. Le colture cellulari in vitro sono una metodologia che consiste nel far crescere e proliferare cellule in ambienti artificialmente controllati, con appositi nutrienti. Esistono anche colture di cellule animali, o derivate da specifici tessuti di origine umana o anche di cellule staminali embrionali. La branca della chimica predittiva valuta la capacità di una certa sostanza chimica o di un preparato farmaceutico di provocare, a determinate dosi o concentrazioni, disturbi o danni a carico di organismi viventi con i quali sono venuti in contatto. Certi fenomeni di natura chimico biologica possono anche essere riprodotti in simulazione matematica tramite computer invece che in provetta o nell’essere vivente. La chimica cosiddetta storica utilizza invece animali vivi. I modelli animali in vivo sono poco predittivi, non eticamente sostenibili e molto onerosi.
Le sostanze aromatizzanti e la nicotina delle sigarette elettroniche sono diluiti nel glicole propilenico (Pg) e nella glicerina vegetale (Vg). Il glicole propilenico ha una tossicità acuta molto bassa ed è utilizzato come additivo alimentare generalmente riconosciuto come sicuro dalla Food and Drug Administration. La tossicità inalatoria è dibattuta, ma i pericoli noti associati a questo prodotto sono ridotti ai possibili contaminanti di produzione e ai possibili sottoprodotti generati a seguito di degradazione termica. Il glicole propilenico è prodotto a partire dall’ossido di propilene, un composto precursore che ha una tossicità molto elevata, altamente irritante per le mucose, sospetto mutageno e cancerogeno. Tracce di questo precursore possono rimanere nel prodotto finito causando potenziale tossicità di quest’ultimo. Un utilizzo protratto di glicole propilenico infine può causare irritazione alle mucose, ragione per cui esistono linee di liquidi prive di Pg (solitamente a base di glicerina vegetale).
La glicerina (o glicerolo) vegetale è un composto abbondante nell’organismo umano, in quanto componente di tutti i fosfolipidi e glicolipidi, componenti strutturali delle membrane cellulari, oltre ad essere un componente dei grassi di riserva. La funzione principale del glicerolo all’interno delle formulazioni di liquidi da vaping è quella di dare corpo e densità al vapore. Il glicerolo ha una tossicità molto bassa ed è ben tollerato nell’inalazione, ma scaldato a temperature superiori ai 290°C può dare luogo alla formazione di acroleina, un composto molto tossico per l’inalazione. Non esiste al momento in Europa una lista nera di sostanze tossiche per l’inalazione, anche se oli e zuccheri sono potenzialmente in grado di indurre infiammazioni polmonari acute. Le impurezze di alcune sostanze potrebbero poi essere le responsabili della presenza di alcuni metalli pesanti. Altro e lungo discorso sarebbe poi quello della tossicità legata al device ed alle sue componenti strutturali. In questo contesto in continua evoluzione è bene rimarcare ulteriormente che la maggior parte degli studi che propongono una comparazione tra la tossicità delle sigarette e quella del vaping segnalano una tossicità nettamente inferiore del fumo elettronico a causa della mancanza della combustione. Il dato è confermato anche dai più recenti studi scientifici: il monossido di carbonio espirato (target universale della combustione) si normalizza in caso di switch non duale ad e-cig. La giovane età della sigaretta elettronica non consente al presente di valutare gli effetti a distanza di trenta-quaranta anni dello svapo, ma nel caso del fumo analogico abbiamo solo terribili certezze. Infine la questione della tossicità del fumo elettronico non dovrebbe essere utilizzata impropriamente, andando a costituire per i fumatori resistenti alla cessazione un deterrente all’uso della e-cig, nella fallace convinzione che la comune sigaretta sia meno nociva.
Dinanzi al fallimento della cessazione uno switch non duale al fumo elettronico può rappresentare un punto di svolta nella vita di un fumatore ed in questo contesto le politiche di aiuto a chi fuma non dovrebbero essere confuse con la tutela dei non fumatori e con la prevenzione dell’inizio al fumo.