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Sigarette elettroniche, i consumatori australiani contro il governo

Campagne, cause legali e raccolte fondi contro la decisione di vietare l'importazione di liquidi con nicotina per uso personale.

Questa decisione ucciderà gli australiani e al nostro governo non importa. Dobbiamo fare qualcosa per fermarli. Qualcuno ha un’idea?”. Questo è solo uno dei tantissimi commenti sconcertati, delusi e arrabbiati con cui i vaper australiani stanno riempiendo la rete e i social media, dopo aver saputo che dal primo luglio non potranno più acquistare dall’estero i liquidi con nicotina per uso personale. Dall’inizio del prossimo mese, chi vorrà continuare a utilizzare l’e-cigarette per stare lontano dal fumo dovrà richiedere la prescrizione del medico, che dovrà a sua volta farsi carico di tutta una complicata procedura per l’importazione. Oppure, come è purtroppo prevedibile, il consumatore dovrà rivolgersi a canali illegali e non controllati o tornare alle vecchie molto più nocive sigarette tradizionali, per le quali non è richiesta nessuna prescrizione.
Questa volta, però, gli svapatori australiani sono davvero preoccupati e di idee per bloccare l’iniziativa del governo ce ne sono molte. La prima, la più concreta, è una raccolta fondi attiva sul sito Legalise Vaping Australia e supportato da altre associazioni per intentare una causa legale e bloccare il provvedimento. Contemporaneamente è stata lanciata anche una raccolta firme per una petizione che sarà presentata al Parlamento.
Ma si può essere utili alla causa anche senza mettere mano al portafoglio. L’associazione Athra, guidata dal dottore Colin Mendelsohn, invita tutti i vaper a contattare i propri rappresentanti nelle istituzioni nazionali e locali, spiegando esattamente le implicazioni di questo divieto. Destinatario di questi messaggi sarà anche il Ministro della salute Greg Hunt, vero dominus del divieto, che può essere contattato via mail o attraverso le linee telefoniche del suo ufficio. Parte anche la campagna sui social, con i consumatori incoraggiati a girare dei brevi video e a postarli taggando i parlamentari e, immancabilmente, anche Hunt. Anche i media tradizionali non sono risparmiati da questa campagna: Athra invita a contattare le stazioni radio australiane e a inviare lettere ai giornali locali. Insomma, un movimento pacifico ma massiccio per far ascoltare la propria voce.
E proprio su una radio ieri il Ministro della salute ha ribadito le su posizioni. Ha ripetuto il mantra della protezione dei minori, richiamandosi più volte alle posizioni american ed evitando accuratamente di rispondere alle domande dell’intervistatrice, che lo incalzava sulla minore dannosità del vaping rispetto al fumo, citando le esperienze di Francia e Regno Unito. L’intervento di Hunt è stato seguito dalla telefonata di Brian Marlow di Legalise Vaping, che ha accusato il ministro di diffondere “menzogne e informazioni distorte”.
Nel frattempo i consumatori stanno facendo scorte di liquidi con nicotina dalla Nuova Zelanda, sperando che i prodotti arrivino a destinazione prima che entri in vigore il divieto. Molti rivenditori neozelandesi, già organizzati a consegnare nel Paese vicino, in questi giorni dichiarano un aumento del 130% degli ordini dall’Australia. Insomma, i consumatori ce la stanno mettendo tutta per non essere costretti a scegliere fra il tabacco e il mercato nero. “Se mostriamo al governo quanto siamo motivati e il danno che il provvedimento causerà – chiosa con ottimismo Ahtra – abbiamo la possibilità di bloccarlo. I parlamentari ci ascolteranno, se faremo abbastanza rumore”. Speriamo.

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