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Il ruolo della sigaretta elettronica durante l’emergenza Covid-19

A seguito della pubblicazione di uno studio di dubbia veromiglianza, alcuni politici statunitensi mettono in discussione l'e-cig e ne chiedono il ritiro dal mercato.

I giovani – e solo i giovani tra i 13 e i 24 anni – che utilizzano la sigaretta elettronica avrebbero più possibilità di contrarre il Covid-19. E per questo motivo dovrebbe essere tolta dal mercato. È l’incredibile richiesta fatta alla Food and drug administration da alcuni parlamentari statunitensi capeggiati dal dem Raja Krishnamoorthi, non nuovo a battaglie estremiste di questo tipo. “Se riduciamo il numero di vapers in America – ha commentato il politico dell’Illinois –  ridurremo lo stress inutile che stiamo mettendo sul nostro sistema di test sulle positività al coronavirus. Le persone non dovrebbero dover aspettare settimane per avere i risultati del test Covid-19: rimuovere il rischio rappresentato dalla sigaretta elettronica”. La ricerca a cui fa riferimento Krishnamoorthi è stata pubblicata sul Journal of Adolescent Health: i ricercatori della Stanford University School of Medicine avrebbero scoperto che tra i giovani testati per il coronavirus, quelli che svapavano avevano una probabilità da cinque a sette volte maggiore di essere infettati rispetto a quelli che non usavano le sigarette elettroniche. Sorprendentemente, i ricercatori non hanno trovato una connessione tra la diagnosi di Covid-19 e il fumo di sigarette convenzionali utilizzate da sole. Basterebbe questo aspetto per gettare un velo di incertezza su quanto “scoperto” dal team di ricerca californiano. Ed infatti non si è fatta attendere la voce dell’associazione industriale dei produttori britannici (Ukvia): “Mentre accogliamo con favore qualsiasi ricerca che possa aiutare le persone a rimanere al sicuro durante la pandemia di Covid-19 – ha commentato il direttore generale John Dunne – siamo delusi dallo studio condotto da Stanford, che sembra ignorare il ruolo fondamentale di riduzione del danno per i fumatori e trae conclusioni sproporzionate. Insistendo che non ci sono prove scientifiche che colleghino il fumo e lo svapo con Covid-19, Dunne ha detto che l’Ukvia “non vede l’ora di vedere la revisione tra pari dello studio di Stanford“. “È anche un po’ sconsiderato affermare che i vapers si stiano mettendo a rischio di Covid-19. La sigaretta elettronica è pensata solo per fumatori ed ex fumatori per aiutarli a smettere di fumare, che è l’azione più positiva che qualcuno può intraprendere per migliorare il proprio stato di salute“.

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