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Io sono Leon: vizi, fallimenti e resurrezioni dai night club alla sigaretta elettronica

Simone Serra, detto Leon, mette nero su bianco una vita di eccessi e scelte sbagliate. Da giovane rampante a padre maturo, le trasformazioni di un uomo incapace di stare seduto a guardare passivamente lo scorrere del tempo.

Su dieci libri che arrivano in ogni redazione, solitamente sette non vengono neppure aperti. Degli altri tre, due certamente sono stati scritti da autori amici quindi meritano perlomeno la pubblicazione copiando la quarta di copertina. Ne rimane uno solo. Quello che, senza preavviso, te lo ritrovi sulla scrivania e per un qualcosa di indefinito attira sin da subito la tua attenzione. E allora cominci a leggerlo e più si va avanti nella storia, più ti convinci di averci visto giusto. Magari non stai leggendo il nuovo premio Pulitzer ma certamente hai impiegato bene il tuo tempo. Cosa che accade quando ogni capitolo ti dà uno spunto di riflessione, quando non giri pagina svogliatamente ma ti fermi a pensare su quanto appena letto. Non occorre riconoscersi nei personaggi, neppure rivivere momenti di vita vissuta. È sufficiente essere colpiti da un pensiero, da una immagine, da una frase, da una locuzione che ti faccia interrompere la lettura per cominciare un nuovo viaggio introspettivo. Cosa avrei fatto? Come avrei reagito? Cosa avrei scelto?
Nel filo narrativo intrecciato da Simone Serra tutto questo si trova. Dalla prima all’ultima pagina si alternano innumerevoli spunti di introspezione e di sliding doors. “Io sono Leon” è il suo libro di debutto. E anche in questo Serra non ha fatto una scelta banale, non ha optato per un romanzo d’iniziazione classico e neppure per un saggio su chissà quale argomento. È la sua autobiografia. Classe 1975, Serra incrocia, descrive e giustifica le vicende personali con i grandi fatti dell’attualità internazionale. L’evoluzione e la maturità crescente dello “sfigato” Simone Serra è direttamente proporzionale all’involuzione dell’onnipotente, spaccone e libertino Simone Leon. È una costante e continua gara tra l’uomo Serra e il personaggio Leon. Ma mentre il primo sceglie la razionalità e la lentezza, il secondo è vittima consapevole dell’Ego e della velocità. Serra pensa al plurale, Leon al singolare. Serra è famiglia e amicizia, Leon è incontri occasionali in una comune.
Tra le finestre da cui si affaccia Serra nelle varie fasi della propria vita ce n’è una che guarda alla sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno da fumo. L’ingenuità imprenditoriale di Serra è sopraffatta dalla cupidigia economica di Leon. Ennesimo fallimento, ennesimo baratro. Leon è la Bestia che divora per il solo divertimento di avere qualcosa da masticare. Leon è tutto e subito, qui e ora. È, in ordine sparso: allibratore, gigolo, cocainomane, bullo dalla testata facile.
Leon non cerca guai, li crea. Serra insegue per almeno quarant’anni questo suo alter ego distruttivo. Lo insegue come l’atleta che corre verso il traguardo. Ma proprio sul più bello, quando il filo di lana è a pochi metri, ecco che arriva Leon e lo sposta più indietro, obbligando Serra a stringere i denti e continuare la gara della vita. Una rincorsa che continua ancora oggi. Ma con la dignità e l’onore di un padre che ritrova i suoi figli, di un marito che riscopre la passione, di un figlio che tiene la mano al padre morente. Quel padre operaio che nel 1975, in una cittadina depressa dell’hinterland milanese, regalò la vita a un bambino che chiamò Simone. Simone Serra, detto Leon.
“Io sono Leon” di Simone Serra, 16 euro, 224 pagine, ISBN 9788885797147

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