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Sigarette elettroniche, riforma ADM: tassa piatta al 25% sul prezzo imposto dei liquidi

Lo schema presentato al Senato prevedrebbe il superamento dell'equivalenza e l'introduzione di un prelievo calcolato sul prezzo di vendita al pubblico dichiarato dal produttore.

L’Agenzia delle Dogane e Monopoli in questi giorni è attivamente impegnata per avviare la riforma della vendita e distribuzione delle sigarette elettroniche e dei liquidi da inalazione. Come evidenziato dal direttore Marcello Minenna – di cui abbiamo dato conto in un nostro articolo – l’intenzione è di giungere ad una normativa armonica in grado di normalizzare l’intero comparto. Per fare questo l’intenzione è di riscrivere o redigere ex novo alcune norme attualmente in vigore. Il pacchetto di proposte di Adm contiene l’ipotesi di tassare tutti gli strumenti e gli accessori utili alla vaporizzazione di un liquido. Non soltanto le batterie ma anche i device meccanici e le parti di ricambio. La tassa applicata seguirebbe lo schema dei tabacchi, con un prezzo di vendita al pubblico dichiarato dal produttore. Da quella base di partenza si calcolerà dunque il 25% spettante all’erario. La rimanenza, al netto dell’Iva, andrà a comporre il cosiddetto “compenso alla filiera”, da distribuirsi tra l’eventuale distributore o grossista e il rivenditore finale.
L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, però, vorrebbe anche rimettere mano all’imposta di consumo che attualmente grava sui liquidi da inalazione. Si tratterebbe però di un cambio di paradigma nel computo della stessa, nel senso che si vorrebbe abbandonare l’equivalenza con il tabacco per passare invece ad una imposta calcolata sul prezzo di vendita. Si vorrebbe dunque applicare anche ai liquidi lo stesso criterio già paventato per le sigarette elettroniche e gli accessori.
Attualmente un liquido da inalazione è gravato da una imposta di consumo di circa 5 centesimi per millilitro, cifra raddoppiata nel caso in cui contenga nicotina. L’ipotesi presentata in Senato dal direttore Minenna vorrebbe invece introdurre anche per i liquidi un calcolo fiscale sulla base del prezzo di vendita. Il produttore dichiarerebbe ad Adm il prezzo di vendita al pubblico, su quella base si andrebbe a scalare, sino ad arrivare alla somma da spartire tra rivenditore e distributore. In sostanza, né più e né meno di quanto accade oggi per i tabacchi con la vendita di sigarette. Di fatto all’erario va il 22%  di Iva più il 25% di imposta del prezzo finale; a questo occorre aggiungere anche le ulteriori tasse gravanti sui redditi individuali e d’impresa. Se un liquido confezionato in un flacone da 10 millilitri dovesse essere venduto al pubblico ad esempio a 5 euro, lo Stato incasserebbe tra una tassa immediata, quelle future e l’Iva, non meno di 4 euro. Lo Stato, quindi, interviene nel settore delle sigarette elettroniche in modo deciso fissando un livello di tassazione che, ad esempio per le sigarette, supera il 77% del prezzo finale; per le sigarette elettroniche questa percentuale stando così le cose potrebbe aggirarsi sul 50 per cento. Nel caso in cui il produttore volesse variare il prezzo finale, dovrebbe darne comunicazione all’Agenzia, producendo anche la previsione degli effetti economici-finanziari causati. Tutti i prodotti liquidi da inalazione in regola con l’iscrizione a tabella sarebbero dotati di un contrassegno statale di riconoscimento.
Lo schema di riforma del settore della sigaretta elettronica proposta dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli ricalcherebbe la falsariga di quanto già accade per il tabacco. Il superamento dell’equivalenza per determinare l’imposta di consumo è certamente un fatto positivo; maggiore perplessità è da dimostrare invece per quanto riguarda la ripartizione dei compensi conseguenti al prezzo imposto. Perché delle due l’una: nel caso in cui le aziende decidessero di lasciare invariati i prezzi attuali, i margini per i negozianti sarebbero risibili, anche in considerazione del numero medio di clienti sensibilmente inferiore rispetto a quello dei tabaccai; se invece le aziende decidessero di aumentare il prezzo finale dei loro prodotti per andare incontro alle esigenze dei rivenditori ci sarebbe certamente una contrazione dei consumi perché i liquidi non sarebbero più concorrenziali soprattutto verso il tabacco trinciato e il tabacco riscaldato.
Il progetto di Adm, in ogni caso, apre un nuovo confronto tra i rappresentati delle istituzioni e i rappresentati dell’industria. Mantenere un equilibrio tra le esigenze (fiscali, erariali, normative, reddituali) di tutti non è cosa semplice. Lo schema – per poter essere attuato – dovrà però prima essere recepito dalla politica: non è detto che, in un periodo emergenziale e di crisi economica, qualcuno sia disposto a volerlo cavalcare.

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