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Regno Unito: “No al tabacco, parliamo solo con le organizzazioni della sigaretta elettronica”

Il governo Johnson formalizza anche in parlamento la distinzione tra fumo e vapore.

Il governo britannico formalizza anche in parlamento la distinzione tra fumo e vapore. E lo fa attraverso le parole di Jo Churchill, sottosegretaria alla salute. Dopo la Brexit, il Regno Unito sta riscrivendo la legge di regolamentazione che sostituirà la direttiva europea sui tabacchi e prodotti liquidi da inalazione. Lo farà, però, “incontrando e parlando e solo con le organizzazioni del commercio di vaporizzatori indipendenti dall’industria del tabacco“. Una puntualizzazione che non può passare sotto silenzio e che certifica la credibilità istituzionale degli strumenti a rischio ridotto.
Il governo – ha spiegato Churchill, esponente del partito conservatore – continua a rivedere le prove di prodotti a rischio ridotto come le sigarette elettroniche, compresi i loro danni e l’utilità come aiuto per smettere di fumare. Sebbene non siano prive di rischi, le prove attuali suggeriscono che le sigarette elettroniche sono meno dannose per la salute del fumo e possono aiutare alcune persone a smettere. Public Health England, attraverso le campagne per smettere di fumare, fornisce informazioni, consigli e supporto sull’uso delle sigarette elettroniche per aiutare i fumatori a smettere. I fumatori possono anche accedere ai servizi locali che forniscono una gamma di metodi per soddisfare le preferenze del singolo fumatore e questo può includere il supporto nella scelta della sigaretta elettronica più idonea. Le più alte percentuali di successo in questi servizi – puntualizza Churchill – si riscontrano tra coloro che combinano la consulenza di esperti con le sigarette elettroniche. In linea con l’impegno del governo per l’articolo 5.3 della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco, il Dipartimento si incontra solo con le organizzazioni del commercio di vaporizzatori indipendenti dall’industria del tabacco per discutere le preoccupazioni del settore e le questioni normative di più ampio respiro, inclusa la disinformazione“.

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