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Germania: con il covid più fumo e alcol, meno sigarette elettroniche

È la triste conseguenza delle politiche pandemiche che in molte regioni hanno chiuso i vape shop, lasciando il tabacco disponibile.

Più prodotti del tabacco e alcolici, meno sigarette elettroniche. È il consumo in Germania al tempo del coronavirus, determinato dalle strategie politiche di contenimento dei contagi: i cosiddetti lockdown. Quel che si osservava in maniera empirica, adesso è confermato dai dati dell’Ufficio tedesco per la dipendenza (Deutsche Hauptstelle für Suchtfragen, Dhs), che ha sede ad Hamm, in Nord Reno-Vestfalia, elaborati per l’annuale rapporto sulla dipendenza. Numeri precisi, in verità, ci sono solo per quanto riguarda il tabacco. Su alcol e strumenti alternativi con nicotina come le sigarette elettroniche valgono le tendenze osservate da sondaggi sui consumatori o dalle organizzazioni di settore del vaping, commercianti compresi. Ma la tendenza è chiara.
Nell’anno pandemico 2020, i tedeschi hanno speso circa 28,8 miliardi di euro in prodotti del tabacco, un aumento del 5% rispetto all’anno precedente, invertendo una tendenza lenta ma costante a una riduzione del consumo di tali prodotti. Preoccupa anche l’aumento dell’alcolismo, anche se su questo piano (come per l’e-cig) come detto i numeri perdono precisione. Ma l’aumento di spese e consumo è confermato anche dai circa tre milioni di tedeschi tra i 18 e i 64 anni classificati come dipendenti dall’alcol o, nei casi più estremi, dediti al suo abuso.
Su questo punto, confermato anche da altre statistiche di natura merceologica fornite di tanto in tanto da diversi operatori, il legame con le condizioni di isolamento e stress determinato dalla pandemia è ancora più chiaro. Gli esperti di Hamm suddividono la categoria in dipendenti dall’alcol e abusatori. I primi sono coloro che hanno perso il controllo su inizio e fine del bere e continuano a consumare alcolici anche quando sono già intervenuti danni alla salute o di natura sociale. I secondi hanno oltrepassato un ulteriore confine e si ritrovano a bere alcol anche in situazioni estreme, sul lavoro o alla guida di un mezzo. “Durante la pandemia si è osservata una pericolosa tendenza a bere di più, ma è soprattutto cambiato il modo di consumare l’alcol”, ha spiegato il vicepresidente del DHS, “Si beve naturalmente molto meno in compagnia e si consuma molto di più in solitudine, anche per abbattere tensioni e paure indotte dal visrus”.
I dati del Dhs preoccupano anche l’Associazione per l’alternativa senza fumo (Bundesverband Rauchfreie Alternative, Bvra), organismo indipendente di rappresentanza degli interessi dei vaper. “L’aumento del consumo di tabacco non è affatto una sorpresa”, scrive l’associazione in una nota pubblicata su Twitter, “Il commercio di prodotti alternativi al fumo, come le sigarette elettroniche, soffrono enormemente le condizioni imposte durante la pandemia, mentre sigarette e altre forme di consumo del tabacco restano facilmente disponibili ovunque”.
Nel corso dei vari lockdown che si sono susseguiti dal marzo dello scorso anno, in molte regioni i negozi specializzati del vaping hanno dovuto obbedire alle chiusure imposte dalle restrizioni, mentre il tabacco, sempre riconosciuto come bene di prima necessità, è rimasto acquistabile nelle tabaccherie, nelle edicole, nelle stazioni di rifornimento anche cittadine e soprattutto nei supermercati, mai chiusi. Un privilegio che nella maggior parte dei casi (le politiche di chiusura sono sempre state regionali in ossequio al sistema federale della Germania) le sigarette elettroniche non hanno potuto ottenere. Come si vede, con gravi danni per la salute e con rischi di ritorno al passato per coloro che attraverso l’e-cig avevano avviato il percorso di disassuefazione dal fumo.

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