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“La riduzione del danno ha funzionato con i tossicodipendenti, non serve ai fumatori”

Dall'Istituto Mario Negri una discutibile teoria avallata soltanto dalla "sanità di regime": "Il metadone veniva consumato solo da coloro che erano dipendenti dall’eroina, oggi sono i giovani non fumatori o chi ha smesso di fumare ad approcciarsi alle sigarette elettroniche".

L’approccio della riduzione del danno ha funzionato molto bene negli anni Ottanta e Novanta per le persone tossicodipendenti, col metadone in alternativa all’eroina, garantendo di salvare vite umane, ma questa strategia non è applicabile al tabacco per vari motivi“. Silvano Gallus, capo ricercatore del laboratorio di epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto Mario Negri e tra i protagonisti degli appuntamenti all’Iss in occasione delle annuali Giornate Senza Fumo, spiega perché la sanità italiana non riconosce la sigaretta elettronica come strumento utile al percorso di cessazione dal fumo. Lo ha fatto dalle colonne dell’edizione cartacea di The Post Internazionale. “Questa strategia non è applicabile al tabacco per vari motivi. Tra questi, il fatto che sono le stesse aziende che producono sigarette tradizionali a produrre le sigarette elettroniche, quindi possono far aumentare o diminuire il prezzo dei prodotti, spingendo i consumatori verso l’uno o l’altro. Inoltre, il metadone all’epoca veniva consumato solo da coloro che erano dipendenti dall’eroina, invece oggi vediamo il contrario: sono proprio i giovani non fumatori o chi ha smesso di fumare da tempo che si approcciano a questi prodotti. Infine, i consumatori di sigaretta elettronica spesso sono consumatori duali, cioè fanno uso sia della sigaretta elettronica sia di quella tradizionale. Secondo Gallus, è corretta la  “linea dura” contro le sigarette elettroniche tenuta finora dall’Ue.

Silvano Gallus

Anche Silvio Garattini, presidente onorario dell’Istituto Mario Negri, è convinto della pericolosità delle sigarette elettroniche, esponendo però una tesi quantomeno discutibile. “Tutti i prodotti alternativi alle sigarette contengono nicotina un fattore importante di tossicità per le malattie cardiovascolari, quindi restano in ogni caso nocivi. Inoltre, la nicotina produce dipendenza, e questo va a vantaggio dell’industria del tabacco“.
In effetti, le organizzazioni sanitarie sostenitrici delle politiche sanitarie di riduzione del danno – Regno Unito, Nuova Zelanda, Francia, solo per citare le principali – non hanno mai affermato che la sigaretta elettronica non sia nociva ma che lo sia “molto meno” del tabacco tradizionale perchè la nicotina viene somministrata senza combustione. Come più volte sostenuto dal professor Fabio Beatrice, “non è cancerogena la nicotina e la sua azione in termini di danno vascolare è di poco conto rispetto al “catrame”. Infatti la nicotina è anche il farmaco più usato al mondo per aiutare i fumatori a smettere. Chi userebbe un farmaco cancerogeno o molto nocivo per i vasi sanguigni? Dunque tutta questa discussione e rigidità sulla nicotina è sospetta se diventa un impedimento a politiche di aiuto che possono salvare la vita a milioni di persone. La scienza va applicata con intelligenza”. E un pizzico di sano realismo critico, aggiungiamo noi.

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