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Polosa e Canino a Kyriakides: “Politica e scienza devono essere complementari”

Il fondatore del Coehar e il presidente di Anpvu scrivono una lettera alla Commissaria europea per rimarcare le potenzialità della sigaretta elettronica.

Apprendiamo con stupore della risposta che Lei ha fornito in una interrogazione scritta della parlamentare del Partito popolare europeo, Sara Skyttedal, in data 16 marzo 2022, in cui si chiedeva se le posizioni espresse dalla Commissione speciale dell’Europarlamento sulla lotta contro il cancro in merito al ruolo positivo della sostituzione delle sigarette con prodotti alternativi a base di nicotina trovassero il consenso della Commissione Europea per la salute”. Inizia così la lettera inviata oggi alla commissaria europea per la salute Stella Kyriakides e firmata congiuntamente dal professore Riccardo Polosa, fondatore del Centro di ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo (Coehar) dell’Università di Catania, e Carmine Canino, presidente dell’associazione italiana dei consumatori di sigarette elettroniche Anpvu.

Riccardo Polosa (Coehar) e Carmine Canino (Anpvu)

Il riferimento è alla posizione espressa pochi giorni fa dalla commissaria, riportata in questo articolo, mentre lo stupore è dovuto al fatto che Kyriakides ribadisca – si legge nella lettera – “l’oramai consumato approccio del principio di precauzione nei confronti dei prodotti da svapo, non tenendo in considerazione che persino le autorità sanitarie statunitensi (i.e. Food & Drug Administration, Fda) hanno cominciato a certificarli quali utili strumenti per la lotta contro il tabagismo”. Non solo. L’impatto positivo delle sigarette elettroniche, continuano Polosa e Canino, è ormai chiaramente riscontrabile anche nei Paesi dell’Unione europea, come confermato dai dati diffusi lo scorso anno dall’Eurobarometro 2020.
Certamente le posizioni della commissaria sono in parte dettate dal controverso parere del Comitato scientifico su salute, ambiente e rischi emergenti della Commissione europea (Scheer), che da una parte ritiene non sufficienti le prove che le e-cigarette aiutino a smettere di fumare, dall’altra considera le stesse prove sufficienti per i potenziali rischi connessi al proprio uso. “Due pesi e due misure”, chiosano gli autori. Ma proprio il Coehar di Polosa ha analizzato attentamente il parere dello Scheer in un documento pubblicato sulla rivista scientifica di settore Harm Reduction Journal, evidenziando come le sue conclusioni – spiega la lettera – “siano condizionate dalla omissione relativa ai benefici per la salute individuale e a livello di popolazione derivanti dalla sostituzione del fumo con le sigarette elettroniche”.
La ricerca scientifica sul tema oramai annovera prove incontrovertibili”, richiamandosi all’ultima revisione Cochrane, che afferma come l’uso dei prodotti del vaping possa essere più efficace delle terapie farmacologiche per aiutare a smettere di fumare. Punto di vista condiviso anche dalla Commissione speciale per la lotta contro il cancro del Parlamento europeo, la cosiddetta Beca, che nel rapporto sullo Europe’s beating cancer plan ha messo nero su bianco che le sigarette elettroniche possono aiutare a smettere di fumare, contribuendo a ridurre il rischio di patologie fumo-correlate. L’affermazione che ha offerto lo spunto per l’interrogazione di Skyttedal.
La missiva di Polosa e Canino si conclude con un invito alla collaborazione. “Politica e scienza – scrivono infatti i due – devono essere complementari. La scienza ha il dovere di fornire tutte le prove necessarie affinché la politica possa adottare le misure migliori per tutelare la salute del cittadino e il suo diritto di avere voce in capitolo. La politica deve permettere che queste decisioni siano prese nell’interesse del cittadino e non essere asservite a sterili posizioni di ruolo”. La speranza, che condividiamo con gli autori, è che la commissaria Kyriakides possa giungere a “una più aperta e serena valutazione delle opportunità offerte dalla riduzione del danno per una salute migliore di tutti i cittadini europei”.

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