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Nella giornata di ieri, Juul Labs, l’azienda californiana produttrice della nota sigaretta elettronica, ha presentato denuncia in un tribunale federale di Washington, accusando la Food and Drug Administration di trattenere in modo improprio materiale scientifico fondamentale per comprendere su quali basi l’agenzia ha negato l’autorizzazione alla vendita della sua pod mod. Si tratta solo dell’ultimo episodio di una guerra iniziata lo scorso 23 giugno, quando la Fda ha bocciato la richiesta di autorizzazione di Juul Labs, rendendo illegali tutti i suoi prodotti. Si è trattato di una mossa in parte inaspettata e anticipata poche ore prima da un articolo del Wall Street Journal. L’azienda è ricorsa subito in tribunale, ottenendo la sospensione temporanea del divieto e, quindi la permanenza del suo prodotto sugli scaffali dei negozi. Ma la questione non si è chiusa lì.
La bocciatura dell’Fda aveva, infatti, destato il sospetto di essere dovuta a motivi “politici”, come riassunto in questa interrogazione presentata dall’associazione American Vapor Manufacturers all’Ispettorato generale del Dipartimento della salute. In pratica l’agenzia offriva a politici e potenti attivisti anti-vaping una vittima eccellente – l’azienda accusata di aver diffuso il vaping fra i giovani – per mettersi al riparo da contestazioni e ritorsioni.
Per questo Juul Labs ha chiesto l’accesso ai documenti che hanno portato l’Fda alla sua decisione negativa, affermando che i materiali dimostrerebbero se l’agenzia ha condotto un esame equilibrato, come previsto dalla legge, dei benefici e dei rischi per la salute pubblica dei suoi prodotti. L’Fda ha invocato il cosiddetto “privilegio del processo deliberativo” per non esibire i documenti. Da qui l’accusa di Juul di aver violato il Freedom of Information Act federale, che è venuta dopo un ricorso amministrativo, scaduto senza esito lo scorso 13 settembre. Staremo a vedere come andrà a finire.