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La lotta al fumo non deve essere punitiva ma compassionevole

Esperti e medici riuniti al summit sull'harm reduction di Atene sono concordi: le politiche dei divieti sono in contrasto con la missione di tutelare la salute pubblica.

Le politiche di riduzione del danno da tabacco devono fare un salto di qualità nei Paesi dove è ancora alto il numero di fumatori tradizionali e puntare in maniera seria e convincente sui prodotti a potenziale rischio ridotto, dalle sigarette elettroniche (e-cig) ai dispositivi a tabacco riscaldato. È il messaggio che ha unito esperti, medici e scienziati che si sono riuniti ad Atene per il quinto summit scientifico Tobacco harm reduction: novel products, research & policy promosso da Scohre, un’associazione internazionale indipendente formata da esperti e scienziati che promuovono il controllo del tabacco e la riduzione del danno da fumo. Tra i relatori, anche il professore di cardiologia a La Sapienza di Roma, Alfredo Biondi Zoccai che ha utilizzato degli esempi concreti per dimostrare quanto potrebbero utili i nuovi strumenti elettronici di somministrazione di nicotina. “Sono un cardiologo e non prescrivo l’aspirina in alternativa alla statina, ma insieme. Sarebbe più ragionevole considerare le alternative alla sigaretta come qualcosa in aggiunta ai trattamenti sostitutivi della nicotina (Nrt) e non in sostituzione. ‘L’elefante nella stanza’ è creare una nuova generazione di dipendenti dai dispositivi alternativi. Oggi le aziende puntano su questi nuovi prodotti al contrario delle sigarette. La mia raccomandazione è agire ora sulla base delle evidenze scientifiche. Ci sono molte ricerche che monitorano i rischi cardiovascolari e studi randomizzati sui dispositivi a rischio ridotto”.  Biondi Zoccai ha poi analizzato la situazione delle strategie di riduzione del danno. “Abbiamo una situazione che vede questi prodotti associati a quelli del tabacco. Ora una sfida che il sistema italiano dovrebbe porsi è agevolare il libero accesso dei pazienti che vogliono smettere a questi dispositivi alternativi alla sigaretta”. Invece “paradossalmente non ci importa dei pazienti quando hanno lasciato l’ospedale. L’impegno nello smettere con il fumo richiede un follow-up intensivo. I dispositivi a rischio modificato sono utili in quanto possono essere forniti a qualsiasi paziente, non richiedono una prescrizione”.
Marewa Glover, esperta di sanità pubblica e direttrice del Centre of Research Excellence: Indigenous Sovereignty & Smoking della Nuova Zelanda, ha invece fatto il punto sugli ultimi provvedimenti su cui sta lavorando il governo neozelandese nella lotta al fumo. La scelta rivoluzionaria della Nuova Zelanda è di impedire a tutti i ragazzi nati dopo il primo gennaio 2009 di acquistare qualsiasi prodotto a base di tabacco. “Un approccio basato sui divieti – spiega Glover – non è coerente con le politiche di riduzione del danno: è solo punitivo e probabilmente aumenterà l’attività del mercato nero e le azioni della criminalità. La salute pubblica ha come missione di fare tutto il possibile per aiutare le persone a migliorare la loro situazione e consentire di prendere le decisioni migliori sulla propria salute. Non è punitiva, ma compassionevole”.

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