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Giustizia è fatta. L’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli torna sui propri passi e nel volgere di un pomeriggio modifica il panel della tavola rotonda ospitata nel corso della presentazione del Libro Blu 2021. Dopo la pubblicazione del nostro articolo con cui lamentavamo l’esclusione dei rappresentanti della sigaretta elettronica, i vertici di Adm hanno corretto il tiro, contattando e aggiungendo tra gli invitati Umberto Roccatti in qualità di presidente di Anafe-Confindustria. Anche se conseguente a una sollecitazione esterna, è stato un piccolo segnale di attenzione. Si potrebbe ancora aggiungere che sono state dimenticate altre associazioni, per intenderci tutte quelle accreditate e le uniche che dovrebbero essere formalmente riconosciute dall’Agenzia; discorso che vale sia per il settore dei liquidi da inalazione (ne sono state ignorate tre) che per i tabacchi (la sola invitata è stata la Fit). Al contrario, nessuna dimenticanza invece per quanto riguarda la presenza delle multinazionali del tabacco, presenti all’incontro con le cariche apicali: Fronteddu per Jti, Hannappel per Pmi, Palazzetti per Bat e Ziino per Imperial Brand. Il galateo istituzionale non dovrebbe consentire ad una struttura pubblica poter distinguere tra figli e figliastri. Ma tant’è.
Il Libro Blu 2021 con il bilancio dell’attività di Adm potrebbe essere l’ultima edizione firmata dal direttore generale pro tempore Marcello Minenna, il cui mandato assegnatogli dal governo Conte scadrà a fine gennaio. E, forse anche in virtù di una da lui auspicata riconferma, bisogna dire che la presentazione di quest’anno ha avuto toni molto più sobri rispetto quelli passati. Non si sono viste divise d’ordinanza o pose sull’attenti, neppure medaglioni al collo e mostrine sulle spalle. Anche il discorso introduttivo è stato sintetico ed ha meramente elencato i comparti di intervento e di responsabilità dell’Agenzia. Non solo la regolamentazione e il controllo dei mercati delle scommesse e dei giochi, dei tabacchi, energia e alcolici, ma anche la vigilanza frontaliera delle merci in entrata e la gestione dei flussi di aiuti umanitari e armamenti destinati all’Ucraina.
Nel corso del suo intervento, Umberto Roccatti ha voluto sottolineare l’eccellenza della produzione italiana di liquidi da inalazione, frutto anche di una regolamentazione, prima in Europa, che già da tempo ha saputo indirizzare il mercato verso la legalità. Due esempi su tutti: le vendite online consentite previa autorizzazione alla gestione di deposito fiscale e l’obbligo di apposizione del contrassegno di legittimazione fiscale. Ma ha anche toccato l’annoso tema della tassazione. “Quando l’imposta era quadrupla rispetto all’attuale, gli introiti nelle casse dello Stato erano quattro volte meno di quelli attuali. La normativa in vigore fa scuola a livello europeo, la deregulation non serve a nessuno. Basti pensare all’insegna blu dei negozi su strada: l’abbiamo fortemente voluta perché è un chiaro segnale di legalità. L’emergenza che ora si deve affrontare è la proliferazione della microcriminalità che dilaga nelle reti social e immette sul mercato prodotti illegali”.
Entrando nel dettaglio dei dati del comparto dei tabacchi riportati nel Libro Blu, il 2021 ha riportato un lieve incremento nel gettito rispetto al 2020: +2,4% per un valore assoluto di 10,79 miliardi di euro. L’imposta di consumo sui prodotti liquidi da inalazione ha creato introiti per 70 milioni di euro, ovvero lo 0,49% della fiscalità totale. Secondo l’elaborazione Adm, nel corso degli ultimi tre anni la domanda complessiva di tabacchi è aumentata di circa 2,7 milioni di chilogrammi. Lascia un po’ perplessi il dato relativo ai liquidi da inalazione perché viene calcolato che “le immissioni in consumo sono aumentate da 3,3 milioni di chilogrammi nel 2019 a circa 9,24 chilogrammi nel 2021”, occupando quindi una fascia di mercato pari all’11,75%. Non è chiaro perché sia stato utilizzato il kg come unità di misura: se nel computo rientrassero anche i tabacchi da inalazione senza combustione (riscaldatori) sarebbe un dato che non spiegherebbe nulla sul mercato; se invece l’errore è nell’unità di misura (kg al posto di ml) la quantità derivante sarebbe inverosimilmente bassa se rapportata al gettito fiscale.
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