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Si intitolava “Eppur si muove”, così testuale in italiano, il webinar sulla riduzione del danno da fumo organizzato ieri dalla spagnola Plataforma para la reducción del daño por tabaquismo. Il richiamo alla frase che Galileo Galilei avrebbe pronunciato dopo essere stato costretto ad abiurare la sua teoria secondo cui è la Terra a girare intorno al Sole, e non il contrario. Il motivo lo spiega il dottor Fernando Fernandéz Bueno, portavoce della Plataforma e chirurgo oncologico dell’ospedale Gómez Ulla di Madrid. “Chi parla di riduzione del danno – spiega introducendo l’incontro – viene zittito e osteggiato”. Quello che è diventato un webinar, doveva inizialmente essere un congresso in presenza organizzato all’Università Re Juan Carlos. Le pressioni del Ministero della salute spagnolo, rivela il medico, lo hanno impedito, rendendo necessario ripiegare sull’evento online. Ma Bueno non si arrende. “Non importa quante pressioni e veti ci siano – ha affermato ieri – non riusciranno a chiuderci la bocca. Lo dobbiamo ai nostri pazienti e ad aiutarli a smettere di fumare, ed è questo che dovrebbe preoccupare e occupare anche coloro che hanno cercato di metterci a tacere”.
L’incontro ha previsto tre panel di discussione: scienza, politica e legislazione, un focus sulla Spagna. Al primo, moderato dall’ex direttore di Ash UK Clive Bates, hanno partecipato tre autorevoli esponenti della ricerca sul fumo e sulla sigaretta elettronica: il medico greco Konstantinos Farsalinos, ricercatore presso il Centro Onassis per la chirurgia cardiaca e la Scuola di salute pubblica greca, lo svedese Karl Fagerstrom, inventore del test per stabilire la dipendenza da nicotina utilizzato quotidianamente negli studi scientifici, e lo statunitense Brad Rodu, presidente del Dipartimento di ricerca sulla riduzione del danno presso il Brown Cancer Center dell’Università di Louisville. Durante la sessione sono state presentate le ultime prove scientifiche sulle sigarette elettroniche e gli altri prodotti per la riduzione del danno, che dimostrano che questi prodotti sono molto meno dannosi del fumo, che aiutano a smettere e che non costituiscono una via d’accesso al fumo.
Eppure, ha commentato Farsalinos, oggi ci si oppone alla riduzione del danno da fumo, quando questa strategia è accettata in molti campi della vita quotidiana. “È diventata una questione morale – ha affermato – consumare nicotina non è ritenuto etico. Tutto questo mentre la gente muore per le malattie dovute al fumo”. Il medico greco ha criticato anche il principio di estrema precauzione, invocato da tante istituzioni sanitarie. “Con questo principio – ha detto – oggi non avremmo la medicina. Nessun farmaco viene testato per 30 o 40 anni prima di essere immesso sul mercato”. Karla Fagerstrom ha insistito sulla necessità di differenziare fra fumo e nicotina, portando l’esempio del suo Paese. La Svezia oggi conta solo il 5% dei fumatori, eppure il consumo di tabacco è nella media europea. Questo perché gli svedesi usano lo snus, un prodotto molto meno dannoso del fumo. E infatti le malattie legate al tabacco in Svezia sono molto al di sotto degli altri Paesi dell’Ue.
Insomma, un prodotto con nicotina a rischio ridotto può sostituire il fumo. Ne ha dato prova, dati alla mano, Brad Rodu parlando della cosiddetta epidemia del vaping fra i minori americani. Da quando è comparsa la sigaretta elettronica, si è verificato il più veloce crollo del fumo degli ultimi 30 anni. Il tabagismo fra i giovani è al minimo storico e anche l’uso dell’e-cig è completamente ridimensionato, mentre vi sono comportamenti molto più pericolosi fra gli adolescenti. “Il vaping – ha affermato Rodu – non rappresenta la crisi che si è fatto credere alle persone che sia e non è una ragione per sottrarre la sigaretta elettronica ai fumatori adulti che sono a rischio di malattie fatali”.
A questo interessante panel è seguito quello sulla regolamentazione, moderato da David Sweanor del Centro per il diritto sanitario, la politica e l’etica dell’Università canadese di Ottawa e già consulente dell’Oms. I partecipanti (gli stessi della prima parte) hanno analizzato i parallelismi tra la guerra alla droga e la guerra al tabacco in un’ottica di riduzione del danno e i progressi normativi nei diversi Paesi. Focus infine sulla Spagna con Josep Maria Ramon-Torrel, capo dell’Unità fumatori dell’Hospital de Bellvitge, Miguel de la Guardia, professore di chimica all’Università di Valencia e Jose María Basterrechea, ex capo del Servizio di trattamento delle dipendenze dell’Hospital de Murcia. Di fronte ai dati sul fumo dell’indagine nazionale Edades 2022, che mostrano come nel Paese i tassi di fumo continuano ad aumentare dopo 20 anni e due leggi antifumo, tutti i presenti hanno sottolineato la necessità sia a livello sanitario che politico di nuovi approcci, che considerino nuovi strumenti per offrire soluzioni più efficaci e realistiche ai fumatori adulti in Spagna. Tutti i partecipanti all’incontro, ha ricordato Bueno nelle conclusioni, si mettono a disposizione delle autorità spagnole per la lotta al fumo.
Chissà se in Italia un evento analogo si farà mai.
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