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Rapporto Oms sul tabacco: ancora chiusure sulla sigaretta elettronica

Nonostante gli 8 milioni di decessi all'anno per malattie fumo correlate, l'organizzione mondiale di sanità si ostina a non voler sperimentare gli strumenti a rischio ridotto.

È stato pubblicato ieri, lunedì 31 luglio, il nono rapporto dell’Organizzazione mondiale di sanità sull’epidemia mondiale di tabacco. Il documento, reso possibile – si legge – dal finanziamento dell’organizzazione Bloomberg Philantrophies, si concentra sul quindicennio di attuazione del pacchetto Mpower, che prevede l’articolazione di misure per il controllo del tabacco. Mpower è un acronimo che sta per: M (monitor) controllare l’uso del tabacco e le politiche di prevenzione; P (protect) proteggere le persone dal fumo di tabacco; O (offer) offrire aiuto per smettere di fumare; W (warn) mettere in guardia sui pericoli del tabacco; E (enforce) varare divieti sulla pubblicità, la promozione e la sponsorizzazione del tabacco; R (raise) aumentare le tasse sul tabacco.
Un pacchetto di interventi che l’Oms ha lanciato, appunto quindici anni fa e che, secondo i suoi dati, oggi copre il 71% della popolazione mondiale. Nonostante questo, sempre secondo i dati Oms, le morti dovute al fumo superano ancora gli 8 milioni all’anno, rendendo il tabacco combusto una delle principali minacce per la salute pubblica e il controllo del tabacco una delle priorità a livello mondiale. Ma ancora una volta viene affermato chiaramente come per l’Oms la riduzione del danno e i suoi strumenti, come la sigaretta elettronica, non siano considerati possibile parte della soluzione del problema del tabagismo, anzi. Il documento sottolinea come anche i prodotti a rischio ridotto possano e debbano essere sottoposti alle misure Mpower, mettendoli sullo stesso piano del tabacco combusto. L’Oms evidenzia come siano 121 i paesi al mondo che regolamentano in qualche modo gli Ends, i sistemi elettronici di somministrazione della nicotina. In 34 di questi vige il divieto totale di vendita dei questi prodotti, mentre gli altri 87 hanno misure normative molto variabili “senza – lamenta – un approccio globale comune”.
Sono quindi 74 i Paesi, continua il rapporto, che non applicano divieti o regolamentazioni ai prodotti alternativi “lasciando – si legge – più di 2 milioni di persone vulnerabili alle attività delle industrie del tabacco e di quelle a loro collegate”. L’Oms insiste, inoltre, sul tema dei minori sostenendo che “il marketing degli Ends si rivolge ai minori e ai giovani attraverso una serie di tattiche, fra cui quella di rendere questi prodotti disponibili in molti gusti allettanti”. Insomma, la linea dell’Oms rimane quella di un netto rifiuto della riduzione del danno da fumo, ostinandosi a mettere nello stesso calderone il tabacco e quegli strumenti che hanno consentito a milioni di fumatori di migliorare la loro salute.

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