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A seguito della nota della Guardia di Finanza di Biella con cui si è dato evidenza all’operazione Free Svapo (vedi link sotto, ndr), Stefano Giorgetti, biellese nonché titolare dell’azienda Vaporart, tiene a precisare che non è minimamente coinvolto nell’accaduto. Anche se sembrerebbe una inutile precisazione, in realtà per chi vive in una piccola realtà locale non lo è. Il comunicato stampa e i successivi articoli ripresi dalle testate locali e nazionali non riportano il nome della persona coinvolta che viene semplicemente definita “noto imprenditore biellese operante nel settore delle sigarette elettroniche“. La definizione, per chiunque abbia a che fare con il settore del vaping, porterebbe erroneamente a pensare che ad essere coinvolto sia proprio Stefano Giorgetti. Ma in realtà non c’entra minimamente con l’accaduto. La persona coinvolta, per essere precisi, è il titolare di alcuni negozi di sigarette elettroniche insistenti nelle province di Biella, Vercelli e Torino e oltretutto non è neppure biellese. Da quando è entrato in vigore il decreto legislativo 188 dell’8 novembre 2021 sulla presunzione d’innocenza dell’indagato non è più possibile scrivere nomi e cognomi. Se da un lato si tutela – giustamente – una persona la cui colpevolezza deve ancora essere dimostrata, dall’altro si rischia di generare un corto circuito informativo fatto di illazioni, sentito dire e ipotesi. Esattamente quello che è accaduto a Stefano Giorgetti in queste ore. “Da stamattina – dice sconsolato Giorgetti – sto ricevendo decine e decine di messaggi di solidarietà ma anche di insulti. Chiunque abbia letto la notizia ha subito pensato che fossi io la persona coinvolta nel sequestro effettuato dalla Finanza. Ma se è vero che sono biellese e se è vero che sono un imprenditore, un’altra cosa è altrettanto vera: nulla ho a che fare con questa brutta vicenda“. Più chiaro di così!
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