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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 14 al 20 gennaio

Importante studio britannico rivela che la sigaretta elettronica non è associato a effetti avversi nelle donne in gravidanza. Intanto gli Stati Uniti spingono verso l'utilizzo forzoso dei soli dispositivi precaricati.

Gran Bretagna/AustraliaStudio: nessun effetto avverso per le donne incinte che passano dal fumo allo svapo
Non è associato a effetti avversi luso regolare della sigaretta elettronica o dei cerotti con nicotina da parte di fumatrici incinte. È il risultato di uno studio che ha coinvolto un pool di istituti di ricerca tra Gran Bretagna e Australia: sei università del Regno Unito, una australiana, ventitrè ospedali inglesi e un centro antifumo scozzese. L’indagine ha interessato un campione i 1.140 fumatrici incinte. Ha un titolo lungo, “Safety of e-cigarettes and nicotine patches as stop-smoking aids in pregnancy: Secondary analysis of the Pregnancy Trial of E-cigarettes and Patches (Prep) randomized controlled trial”, e porta la firma di venti autori, tra cui nomi noti della ricerca sul vaping come Tim Coleman dell’Università di Notthingham, Francesca Pesola, Linda Bauld e il coordinatore Peter Hajek della Queen Mary University. “Il fumo in gravidanza è un enorme problema sanitario e i prodotti contenenti nicotina possono aiutare le donne incinte a smettere di fumare”, ha spiegato Tim Coleman, “alcuni medici, però, sono reticenti nel fornire questi strumenti”. Lo studio è stato molto accurato, e un articolo di approfondimento su metodologia e risultati è nel link a Sigmagazine in coda a questo paragrafo, ma la conclusione merita di essere rimarcata con le parole utilizzate dagli stessi autori: “L’uso regolare di prodotti a base di nicotina non è stato associato ad alcun effetto negativo nelle madri o nei loro bambini”. Questo lavoro scientifico è stato pubblicato sulla rivista Addiction.

Studio: no effetti avversi per fumatrici incinte che passano all’e-cig

 

GlobalAutogol Oms, i maggiori successi nella riduzione del fumo nei Paesi più vaping-friendly
Nella lotta al fumo sono Gran Bretagna e Svezia i Paesi a registrare i successi maggiori. E che a certificare la bontà delle politiche di due campioni dell’approccio liberale al vaping e alla riduzione del danno sia proprio l’Organizzazione mondiale di sanità, che quell’approccio condanna e contrasta, è una sorta di vendetta della realtà sull’ideologia. “Who global report on trends in prevalence of tobacco use 2000-2030” è il titolo del rapporto biennale dell’Oms sul consumo di tabacco nel mondo. I fumatori sono calati dagli 1,30 miliardi stimati nel 2020 agli 1,25 attuali. Sempre rispetto alle previsioni di due anni fa diminuisce però da 60 a 56 il numero dei Paesi che raggiungerà l’obiettivo di una riduzione relativa del consumo di tabacco del 25% entro il 2025. C’è una sorta di area rossa (Congo, Egitto, Indonesia, Giordania, Oman e Moldavia), dove il consumo di tabacco è invece aumentato, mentre il Sud-est asiatico (con il 26,5%) resta l’area a più alta densità di fumatori, seguita dall’area europea, più allargata rispetto alla sola Ue. È dunque tanto più rimarchevole che, all’interno di una zona geografica in cui il fumo è ancora una piaga, svettino come virtuosi due Paesi come Gran Bretagna e Svezia. Che nei confronti del vaping e più in generale delle politiche di riduzione del danno sono dei front runner. Non è un caso.

Oms: fumo in calo, grandi progressi di Svezia e Regno Unito

 

FilippineAttivisti salute pubblica contro l’Oms: il rapporto sul vaping non è scientifico
Quit for Good, un gruppo di difesa della salute pubblica con sede nelle Filippine, ha criticato l’ultimo allarmistico rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’uso delle sigarette elettroniche, reso noto lo scorso dicembre, affermando che l’organismo globale mina i progressi significativi compiuti nella salute pubblica negli ultimi due decenni, quando tantissimi fumatori sono passati al fumo. L’Oms chiedeva azioni urgenti e risoluyte contro le e-cig perché dannose per la salute. Lorenzo Mata Jr., presidente di Quit for Good, ha affermato che la continua demonizzazione delle sigarette elettroniche da parte dell’Oms non tiene conto della ricchezza di prove scientifiche che dimostrano che le alternative senza fumo come le sigarette elettroniche, il tabacco riscaldato e lo snus hanno aiutato milioni di fumatori in Paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Giappone e la Svezia a smettere di fumare.

 

UeDa  World Vapers’ Alliance appello alla Commissione per un approccio scientifico al vaping in vista della Tpd
La Commissione europea adotti nei confronti della sigaretta elettronica e delle politiche di riduzione del danno da fumo un approccio basato sulle evidenze scientifiche, in vista della prossima revisione della Direttiva sui prodotti del tabacco, la cosiddetta Tpd. È il rinnovato appello di World Vapers’ Alliance, l’alleanza internazionale di associazioni dei consumatori, che prende spunto dall’analisi dei risultati della recente consultazione pubblica sulla Tpd, fatta da Snusforumnet, che contrastano con l’attuale posizione ostile all’harm reduction della Commissione. Secondo il sito svedese, infatti, la consultazione ha rivelato un sostanziale consenso tra cittadini, Ong e istituzioni scientifiche sull’efficacia dei prodotti per la riduzione del danno per aiutare i fumatori a smettere. “L’attuale posizione della Commissione europea sulla riduzione del danno – ha commentato il direttore di World Vapers’ Alliance Michael Landl – non è solo fuori luogo, è un palese disprezzo per le opinioni dei consumatori e le prove scientifiche. È giunto il momento che la Commissione riconosce la realtà, cioè che i prodotti per la riduzione del danno non sono il nemico ma un alleato vitale nella la lotta al fumo”. Ulteriori approfondimenti nell’articolo di Sigmagazine.

Consumatori sigarette elettroniche: l’Unione europea rispetti i suoi cittadini

 

UsaLa Food and Drug Administration vieta la vendita dei sistemi ricaricabili
La Food and Drug Administration ha vietato la vendita su tutto il territorio federale di 22 prodotti a marchio Smok, tra i più diffusi a livello mondiale. Secondo l’agenzia di sanità pubblica statunitense, “i prodotti per sigaretta elettronica della Smok non vengono venduti con un liquido precaricato. Un consumatore aggiunge invece il proprio e-liquid acquistato separatamente nel dispositivo. Pertanto, questi prodotti hanno il potenziale per essere utilizzati con qualsiasi e-liquid presente sul mercato e disponibile al consumatore, che potrebbe includere sia liquidi al tabacco che liquidi aromatizzati”. I prodotti della Smok sono dunque stati vietati in quanto sistemi aperti, cioè ricaricabili, e non provvisti di cartucce già riempite di liquido, le cosiddette pod usa e getta. Ne deriva che il mercato americano del vaping consente soltanto sigarette elettroniche usa e getta oppure precaricate con atomizzatori usa e getta. Ad oggi, la Fda ha autorizzato soltanto 23 sigarette elettroniche con batteria ricaricabile ma con pod usa e getta precaricate esclusivamente con liquidi al tabacco.

Colpo basso alla sigaretta elettronica: gli Stati Uniti vietano i sistemi ricaricabili

 

AustraliaDalla riforma del mercato del vaping rincari per tutti
La prescrizione medica e l’acquisto della sigaretta elettronica in farmacia potrebbero pesare sulle tasche dei vaper australiani fino a 150 dollari (circa 100 euro) per ogni singolo vaporizzatore. La riforma del mercato del vaping, entrata in vigore il 1° gennaio, prevede infatti il divieto di importazione di tutti i prodotti e l’inserimento dei dispositivi nell’ambito delle terapie mediche sostitutive di somministrazione della nicotina. E secondo i nuovi dati diffusi dal Dipartimento della Salute australiano si prevede che, ogni anno, circa 450 mila persone avranno bisogno di prescrizioni per poter accedere alla sigaretta elettronica e, di conseguenza, dovranno sottoporsi a un totale di quasi un milione di visite mediche. Costi in più per tutti: per i fumatori che vogliono smettere attraverso l’aiuto dell’e-cig e per il sistema sanitario nazionale, che sarà anche oberato da maggiori tempi di attesa per le visite. Si stima che le nuove riforme costeranno alle persone fino a 52,1 milioni di dollari ogni anno in visite aggiuntive e fino a 67,5 milioni di dollari in prodotti per lo svapo, tra liquidi e accessori di ricambio. Su Sigmagazine un approfondimento dettagliato delle conseguenze della controversa riforma australiana.

Sigarette elettroniche solo dal medico, sanità australiana in tilt

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