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Oms e sigarette elettroniche: l’assordante silenzio della Cop10

Pochissime, per non dire quasi nulle, le notizie che filtrano dalla decima Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Oms in corso a Panama.

Pochissime, per non dire quasi nulle, sono le notizie che filtrano dalla Cop10, la decima Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Oms, in corso sino al 10 febbraio a Panama. Dopo che sono state trasmessi in streaming, sebbene in differita di oltre cinque ore e in diversi spezzoni, la cerimonia inaugurale con relativi discorsi introduttivi e gli interventi dei paesi (le parti) che ne avevano fatto richiesta, sull’evento è calata la consueta (e preoccupante) cortina di silenzio. Continuiamo quindi prima di tutto a occuparci di quello che è certo, in quanto è stato trasmesso in streaming.
C’è intanto da registrare un allargamento del fronte favorevole, o almeno non pregiudizialmente contrario, alla riduzione del danno da fumo e ai suoi strumenti. Oltre a Nuova Zelanda, Filippine, Giappone e St. Kitts and Nevis, altre parti hanno dimostrato scetticismo verso politiche totalmente proibizioniste. È il caso dell’Armenia, la cui delegazione ha ricordato che un grande segmento della sua popolazione è particolarmente vulnerabile a diverse malattie fumo-correlate, mentre il cancro al polmone rimane il tumore più diffuso nel paese. “In considerazione di questo – ha spiegato il delegato – l’Armenia si sta sforzando di trovare soluzioni praticabili per impedire l’impatto negativo del fumo sulla salute”. E poi ha continuato: “In questo contesto, riteniamo che gli strumenti alternativi per ridurre gli effetti negativi del fumo sulla salute debbano essere valutati sulla base di ricerche e conclusioni scientifiche solide, al fine di prendere decisioni informate su come ridurre al minimo il danno del fumo per quel particolare segmento della nostra società”.

I delegati alla Cop10 di Panama

La Guyana, inoltre, ha posto l’accento sui differenti approcci adottati per i cosiddetti “nuovi prodotti”, che vanno dalla loro inclusione in strategie di riduzione del danno al divieto totale. “Queste esperienze – ha affermato il delegato – obbligano a fare un dibattito serio e fondato sulle evidenze sulla riduzione del danno”. A sollevare invece obiezioni sulle procedure della Cop10 è stato il Guatemala, riguardo a una discussione del giorno prima. La questione era sul consenso, che prevederebbe nessuna posizione contraria, e la maggioranza che invece richiederebbe una discussione e una messa ai voti di una proposta. “Il Guatemala – ha dichiarato la delegazione – invita il segretario a rispettare le regole procedurali e tutte e decisioni che verranno prese nel corso di questa Cop”.
Per il resto, da quel poco che è trapelato, pare che gran parte delle giornate passate sia stata spesa discutendo sull’opportunità di delegare una serie di decisioni a un gruppo di esperti nominato dalla Convenzione. In pratica questo porterebbe i paesi a abdicare al proprio ruolo, in favore di questo gruppo di esperti. Non è ancora chiaro come sia andata a finire ma il fatto che la questione si sia protratta così a lungo, dimostra che c’è stata opposizione e questa è una buona notizia.
In assenza di informazioni certe dall’interno della Cop10, fa notizia quello che accade all’esterno. Ha suscitato sdegno fra i sostenitori della sigaretta elettronica il fatto che una Ong spagnola abbia distribuito la finta confezione di una sigaretta elettronica con la scritta “Cancer flavor”. L’immagine è stata rilanciato sui social anche dal ministro della salute spagnolo Javier Padilla, scatenando le ire di Konstantinos Farsalinos. “Il ministro della salute spagnolo, delegato alla Cop10 – ha commentato il cardiologo greco – pubblicizza una campagna con un’immagine piena di bugie e disinformazione. È un nuovo minimo storico per la salute pubblica. Vergognoso e disonesto”.
Nella giornata di martedì, invece, la polizia ha effettuato un’operazione in quattro hotel della città dopo una denuncia sulla distribuzione di opuscoli e magliette incentrati sul consumo di tabacco e dei suoi derivati. Di cosa si trattava, lo racconta il prezioso sito Copwatch: “Questi materiali letali erano magliette indossate dai difensori dei consumatori di sigarette elettroniche e di volantini prodotti dalle associazioni dei consumatori da distribuire ai delegati alla Cop, per spiegare i punti salienti della riduzione del danno e chiedere loro gentilmente di considerare le preoccupazioni dei consumatori”.
Continua nel frattempo l’evento parallelo Good cop/Bad cop, organizzato da Taxpayer Protection Alliance, con dibattiti fra esperti, scienziati e consumatori. Fra questi è presente anche Riccardo Polosa dell’Università di Catania che così commenta l’iniziativa e la vicina Cop10: “Insistere sul fatto che lo svapo sia dannoso quanto il fumo non solo è sbagliato ma anche irresponsabile e criminale […] ignorare le prove e negare il danno minore dello svapo è fuorviante e danneggia il discorso sulla salute pubblica. Certo errare è umano, ma persistere nell’errore è diabolico. Noi siamo la Cop buona, tutti gli altri la Cop cattiva”.

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