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Sarà pubblicato sul numero di giugno della rivista Food and Chemical Toxicology il nuovo studio di un team di ricerca dell’Università di Patrasso fra cui compaiono anche Konstantinos Farsalinos e Eleni Kamilari. I ricercatori greci hanno verificato ed eventualmente misurato la presenza di metalli pesanti nei liquidi di ricarica per sigarette elettroniche e hanno riportato i risultati nella ricerca intitolata appunto Detection and quantitative determination of heavy metals in electronic cigarette refill liquids using Total Reflection X-ray Fluorescence Spectrometry. Si tratta di un tema mai passato di moda e che ha spesso suscitato allarmi e diffidenza nei confronti del vaping e quindi Farsalinos e i suoi colleghi hanno deciso di vederci chiaro. Per determinare la presenza e la quantità dei metalli pesanti hanno utilizzato la fluorescenza a raggi X a riflessione totale, metodo ritenuto idoneo per i tempi brevi di analisi, la capacità di analizzare contemporaneamente diversi elementi, di funzionare su piccoli campioni e con costi contenuti.
Con questo metodo sono dunque stati analizzati – spiegano gli autori della ricerca – un vasto numero di liquidi pronti disponibili in commercio, così come i singoli elementi che li costituiscono. L’equipe medica, in particolare, si è concentrata sulla presenza di cadmio, piombo, nickel, rame, arsenico e cromo. Tranne questi ultimi due, tutti gli altri sono risultati presenti nei liquidi di ricarica per la sigaretta elettronica. È un risultato che deve destare allarme? No, spiegano gli autori, perché le concentrazioni di metalli pesanti riscontrata era al di sotto del limite imposto dalle autorità per i medicinali da inalazione. E, soprattutto, di molto inferiori a quelle contenute nel fumo di sigaretta. E sebbene, notano gli autori, in alcuni componenti degli eliquids – come la nicotina o gli aromi – la presenza di metalli pesanti superasse i limiti prescritti, il fatto che vengano diluiti non li rende pericolosi per la salute.