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L’impatto del vapore della sigaretta elettronica non ha effetti citotossici sui tessuti delle vie respiratorie ed è similare a quello dell’aria che respiriamo. È il risultato di un test di laboratorio commissionato da Imperial Brands all’organizzazione di ricerca MatTek, che ha comparato gli effetti dell’aerosol prodotto dalle e-cigarette myblu sui tessuti del polmone e quelli di una sigaretta tradizionale. Lo studio è stato pubblicato sul numero di aprile della rivista Regulatory Toxicology and Pharmacology.
I ricercatori hanno utilizzato un modello 3D di tessuto polmonare e una smoking machine Vitrocell per testare il vapore di due prodotti a marchio blu contenenti liquido con nicotina, sia con aroma che senza, su cellule umane. Il liquido utilizzato era composto al 2,4% da nicotina, al 55,8% da glicole propilenico, al 39% da glicerina vegetale, al 2,8% da aroma di mirtillo e da acqua. La composizione del liquido senza aroma era 2,4% nicotina, 48,8% glicole propilenico e 48,8% glicerina vegetale. La sigaretta tradizionale era stata acquistata in una normale rivendita e conservata secondo quanto previsto dagli standard internazionali.
Sia l’areosol dell’e-cig che il fumo della sigaretta sono stati generati dalla smoking machine in base ai parametri internazionali che sono quelli di Health Canada Intense smoking regime per la sigaretta e quelli raccomandati dal Cooperation Centre for Scientific Research Relative to Tobacco per il vaping e prevedono inalazioni di 55 ml di volume della durata di tre secondi con intervalli di 30 secondi.
Come detto, durante il test con il vapore della sigaretta elettronica non sono stati rilevati danni ai tessuti, né stress ossidativo o compromissione delle funzioni delle cellule nemmeno dopo 400 inalazioni continuative. Le cellule esposte al fumo di sigaretta tradizionale, invece, hanno rapidamente dimostrato un calo della vitalità.
Lukasz Czekala, tossicologo per la ricerca in vitro di Imperial Brands, sottolinea come “lo studio abbia cercato di replicare il più efficacemente possibile l’esposizione al vapore derivante sia da liquidi aromatizzati sia non mettendola a confronto con gli effetti del fumo di sigaretta tradizionale”, auspicando che in futuro anche altri test di laboratorio si impegnino a replicare la fisiologia umana, senza fare riferimento a modalità di esposizione irrealistiche. “Pratiche – ha concluso Grant O’Connel, direttore scientifico di Imperial Brands – purtroppo molto frequenti nel campo delle ricerche sul vaping”.