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Sigaretta elettronica, allo studio test per identificare allergeni nei liquidi

Buoni risultati preliminari da uno studio che ha applicato la metodologia Gard in vitro per valutare la sensibilizzazione su vie respiratorie e pelle.

Utilizzare i test in vitro Gard (acronimo che sta per Genomic allergen rapid detection) per differenziare e classificare i liquidi di ricarica per sigarette elettroniche e identificare i potenziali allergeni presenti negli ingredienti. È una possibilità che è stata messa alla prova in uno studio tossicologico commissionato da Imperial Brands dal titolo “The use of Genomic Allergen Rapid Detection (Gard) assay to predict the respiratory and skin sensiting potential of e-liquids”, pubblicato sulla rivista scientifica Regulatory Toxicology and Pharmacology.
I test Gard vengono normalmente utilizzati per valutare i potenziali effetti dei composti utilizzati nell’industria chimica. Si tratta, in pratica, di test in grado di fare un rapido screening di un prodotto, evidenziando tutte le sostanze che possono causare problemi allergici. Un passo in più, secondo gli scienziati di Imperial, per innalzare il livello di qualità e di sicurezza dei liquidi da inalazione, consentendo allo stesso tempo di mantenere una vasta gamma di aromatizzazioni che renda il prodotto appetibile per i fumatori, convincendoli a passare al vaping e facendo sì che non tronino a fumare.
Nello studio in questione gli scienziati hanno utilizzato la metodologia Gard su cinque liquidi di ricarica dell’azienda, mettendo a confronto il potenziale di sensibilizzazione sulle vie respiratorie e sulla pelle ed hanno ritenuto risultati preliminari incoraggianti. “Anche se sono necessari ulteriori studi per valutare come i test Gard possono essere utilizzati per lo screening rapido e per l’analisi tossicologica dei liquidi di ricarica a supporto dello sviluppo e della messa in commercio dei prodotti futuri – dichiara Lukasz Czekala, tossicologo e autore dello studio – il nostro successo rappresenta il primo passo del percorso verso un metodo completamente nuovo di valutare e classificare i liquidi”.
Dunque è molto probabile che l’azienda produttrice della pod-mod myblu continui a fare studi in questo senso, per mantenere il suo impegno di costruire un modello di valutazione utilizzando test in vitro, preferibilmente con cellule umane, in sostituzione dei test sugli animali in vivo.

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