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Il Cdc rafforza allarme su cartucce al Thc, intanto ci sono nuovi arresti

L'ente sanitario statunitense dà anche un nome alla malattia: Evali. L'acronimo però punta il dito contro lo strumento e non il liquido al Thc, come invece sarebbe stato opportuno.

L’hanno chiamata EVALI. Ora la malattia polmonare che sta colpendo gli Stati Uniti ha un nome tutto suo. L’ha scelto il Centres for disease control and prevention ed è un acronimo che sta per “e-cigarette, or vaping, product use associated lung injury”. Una denominazione che pone l’accento sullo strumento e non sulle sostanze inalate, che non aiuta a fare chiarezza e che, soprattutto, non fa menzione di quanto continua a emergere dalle indagini. E cioè che ad oggi la causa più probabile delle lesioni ai polmonari sembra essere il consumo di liquidi illegali al Thc diluiti con sostanze non adatte alla vaporizzazione (come l’acetato di vitamina E). Ma tant’è.
Una realtà che emerge anche dall’ultimo aggiornamento della sito web del Cdc, sebbene non in maniera del tutto immediata. Per avere un quadro delle mutazioni dell’organo di sanità pubblica americano, infatti, bisogna guardare il riquadro delle “raccomandazioni” e valutare come muta l’ordine delle stesse. L’invito a non utilizzare prodotti da vaporizzare contenenti Thc è salito al primo posto: “Non utilizzare sigarette elettroniche o prodotti per il vaping contenenti Thc. Non acquistare per vie illegali sigarette elettroniche e prodotti per il vaping di alcun tipo, in particolare contenenti Thc. Non modificare o aggiungere sostanze diverse da quelle volute dal produttore nelle sigarette elettroniche o nei prodotti del vaping, compresi quelli acquistati nelle rivendite autorizzate”. Subito dopo, il Cdc continua a consigliare di “astenersi dall’utilizzare sigarette elettroniche contenenti nicotina”, aggiungendo poi, per gli adulti che usano l’e-cig per smettere di fumare, di “non tornare a fumare sigarette”, ma di usare trattamenti e medicinali approvati dall’Fda.
Più in basso, nelle informazioni sull’avanzamento delle indagini, il Cdc spiega che “al momento i dati a livello nazionale e locale suggeriscono che i prodotti contenenti Thc, in particolare quelli ottenuti per strada o per altre vie informali (per esempio amici, familiari o spacciatori), sono associati alla maggior parte dei casi e giocano un ruolo principale nella crisi di malattie”. Per questo, nelle linee guida per i medici, il Cdc suggerisce finalmente di sottoporre ai casi di Evali un esame tossicologico delle urine, compreso il test per il Thc. Questo perché, come già ribadito, molti ricoverati potrebbero non voler ammettere di averlo utilizzato, soprattutto in quegli Stati in cui il suo consumo è illegale.
Nel Paese, intanto, si susseguono gli arresti di spacciatori, ai quali – fra altre droghe, denaro di provenienza illecita e armi – vengono sequestrate anche cartucce precaricate con Thc. Come è avvenuto pochi giorni fa a Salt Lake City, nello Utah. Due uomini, N’Twydamala Christian Cook e Andrew Diep, utilizzavano i social media e le poste per spacciare in tutto il Paese cocaina, acidi, estasi, Lsd, Xanax e cartucce al Thc. La polizia ne ha trovate per un valore di 120 mila dollari. Eventi che suggeriscono come negli Stati Uniti il mercato illegale della droga abbia ormai ramificati interessi in questo prodotto. E forse è soprattutto di questo che politica e sanità dovrebbe occuparsi.

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