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Fumo e sigarette elettroniche: i divieti spingono a un maggior utilizzo

Secondo una ricerca americana condotta in un campus universitario le restrizioni su fumo e vaping riducono la disponibilità a smettere di fumare.

Le politiche dei divieti sortiscono spesso il risultato opposto a quello desiderato, soprattutto nella popolazione più giovane. Invece di disincentivare l’uso di un determinato prodotto, per tutta una serie di reazioni psicologiche finiscono per diffonderlo maggiormente. È un meccanismo che si è verificato più volte nella storia e che oggi una ricerca rileva anche per quanto riguarda l’uso della sigaretta elettronica e del fumo fra i giovani. Il lavoro si intitola “Displacement imposition scale assesses reactions of cigarette and e-cigarette users impacted by a campus-wide smoking ban” ed è disponibile su PubMed.
Lo studio indaga, appunto, sulle conseguenze del divieto di svapo e di fumo sugli studenti di un grande campus universitario del Midwest degli Stati Uniti. A condurlo un team di sette ricercatori provenienti dal Dipartimento di psicologia della Oklahoma State University, dal Dipartimento della salute della University of Kansas School of Medicine e dal Dipartimento di psichiatria e neuroscienza comportamentale della University of Chicago, coordinati da Delaney S Dunn.
I ricercatori hanno valutato la reazione emotiva dei partecipanti allo studio rispetto ai divieti di fumo e di vaping e la loro disponibilità a smettere. E hanno scoperto una cosa singolare: c’era una significativa correlazione fra la reazione emotiva e la disponibilità a cessare l’uso di e-cigarette o di quelle combustibili. Ma non nel senso sperato da chi impone misure restrittive. Al contrario, i consumatori erano meno pronti a smettere, i fumatori più degli svapatori.
Un esito che non dovrebbe sorprendere più di tanto, alla luce di anni di politiche proibizioniste fallite. “I risultati – concludono infatti gli autori dello studio – suggeriscono che le restrizioni imposte agli utilizzatori di sigarette e sigarette elettroniche sono associate a una ridotta disponibilità a smettere”. E poi aggiungono che questi risultati dovrebbero essere d’ispirazione per le politiche di controllo del tabacco, “poiché la denormalizzazione del tabacco può aumentare l’onere imposto ai consumatori”. In pratica essere nocivo per i consumatori e non aiutare a scoraggiare il consumo.

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