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“Niente fumo, meno danno”, il successo della soluzione svedese

Un rapporto di Smoke Free Sweden dimostra le potenzialità di snus, sigarette elettroniche e strumenti di harm reduction.

Pur avendo un consumo di nicotina in linea con la media europea, la Svezia registra tassi di malattie e morti fumo correlate significativamente più bassi rispetto agli altri paesi del continente. Come questo sia possibile è spiegato in un rapporto intitolato “No Smoke, Less Harm” presentato oggi a Stoccolma dal gruppo internazionale di difesa della salute Smoke Free Sweden e firmato da tredici medici e docenti di fama internazionale. Si tratta di una spiegazione molto semplice: l’uso di nicotina non è un fattore rilevante nelle patologie fumo correlate. Quello che fa davvero la differenza, spiega il rapporto, è il modo in cui si consuma la nicotina: mentre usare prodotti alternativi come lo snus o la sigaretta elettronica non comporta rischi significativi, il fumo è legato a un’alta incidenza di morti e malattie.
Questa distinzione tra fumo e uso di prodotti senza fumo è cruciale” afferma infatti dottor Anders Milton, esperto di sanità pubblica e fra gli autori del rapporto. “Sebbene la nicotina crei dipendenza – continua Milton – non causa le gravi malattie associate al fumo. I nostri risultati indicano che bisogna spostare dell’attenzione dalla cessazione alla sostituzione con alternative meno dannose”. In linea con queste premesse, il documento si dilunga nella spiegazione dei reali effetti della nicotina (“una molecola fraintesa”, secondo gli autori) e delle grandissime potenzialità per la salute dei fumatori di adottare politiche basate sugli strumenti di riduzione del danno da fumo. È questo approccio pragmatico che in sei decenni ha consentito alla Svezia di passare da un tasso di fumatori pari al 49% al 5,6% registrato nel 2022. Questo è accaduto, spiega ancora il rapporto, “gli svedesi hanno spostato la loro preferenza verso prodotti alternativi e senza fumo – come snus, vaporizzatori, buste di nicotina per via orale e dispositivi heat-not-burn – e hanno così dato vita a una generazione senza fumo”.
Quello che però davvero colpisce, sono i numeri. Secondo i dati dell’Eurobarometro 2020, in Svezia gli adulti che consumano nicotina sono il 23,6%, percentuale non molto dissimile alla media europea del 24,9%. Eppure il tasso dei fumatori svedese è, come detto, del 5,6% rispetto al 23,5% europeo. Questo si traduce in 21,2% di morti legate al tabacco in meno, il 31,3% di cancri legati al fumo in meno, 36% di cancri al polmone in meno, il 12% di morti per malattie cardiovascolari legate al tabacco in meno e il 25,3% in meno di morti per tumori legati al fumo, escluso quello ai polmoni. Per quanto riguarda il nostro paese è disponibile solo il paragone con i decessi per tumore ai polmoni: in Svezia sono il 33% in meno rispetto all’Italia.
E quando, presumibilmente quest’anno, il tasso di fumo scenderà sotto il 5%, la Svezia sarà la prima nazione del mondo sviluppato a raggiungere ufficialmente lo status di paese “senza fumo”. Ce ne è abbastanza per prenderlo ad esempio. “L’esperienza svedese – conclude Milton – dimostra che comprendere e affrontare le percezioni errate del pubblico sulla nicotina può portare a politiche sanitarie che proteggano e informino meglio i consumatori”. Il rapporto, quindi, chiama in causa tutti i protagonisti della lotta la fumo, a cominciare dalle istituzioni sovranazionali come l’Organizzazione mondiale di sanità, ancora tenacemente ostile alla riduzione del danno, fino ai governi dei singoli Stati e alla società, offrendo diversi suggerimenti, prima di tutto sul piano normativo.
Secondo gli esperti di Smoke Free Sweden la regolamentazione dei prodotti senza fumo dovrebbe: essere proporzionata al rischio degli stessi; garantire la disponibilità, l’accessibilità e permettere la rapida innovazione tecnologica di questi prodotti; assicurarsi che la loro promozione sia esclusivamente indirizzata ai fumatori; avvantaggiarli rispetto ai prodotti da fumo; inquadrarli come prodotti di consumo con regole e restrizioni specifiche; introdurre etichettature che fanno riferimento al rischio ridotto. Allo stesso tempo è necessario includere la riduzione del danno nelle politiche di controllo del tabacco, operando una netta differenza fra prodotti combustibili e non e correggendo in maniera attiva la disinformazione sulla nicotina. In questo modo, secondo gli autori, tutto il mondo potrà raggiungere il traguardo della Svezia.
Gli autori del rapporto sono: Konstantinos Farsalinos, Grecia; Karl-Olov Fagerström, Svezia; Anders Milton, Svezia; Delon Human, Sudafrica; Mihaela Rāescu, Romania; S. Abbas Raza, Pakistan; Gintautas-Yuozas Kentra, Kazakistan; Kgosi Letlape, Sudafrica; Solomon Tshimong Rataemane, Sudafrica; Diego Verrastro, Argentina; Heino Stöver, Germania; Anoop Misra, India; Hiroya Kumamaru, Giappone.

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