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“La sigaretta elettronica è lo strumento più efficace per smettere di fumare”

Durante la seconda tappa della Ride4Vape, Roccatti su vaping e salute: "Prima o poi anche l'Oms dovrà accettare l'e-cig".

È la salute il tema portante della seconda tappa della Ride4Vape. Oggi il presidente di Anafe Umberto Roccatti e il suo compagno Gabriele Alessio pedaleranno per oltre 200 chilometri da Abano Terme, in provincia di Padova, fino a raggiungere il comune di Sant’Arcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Ex forte fumatore e vaper da quasi un decennio, Roccatti dimostra già con questa impresa come l’uso della sigaretta elettronica non impedisca di compiere attività sportiva ad alti livelli e, anzi, consenta di recuperare la forma fisica e i livelli di prestazione da non fumatore (nonostante il passare degli anni). Ma mentre spinge sui pedali per coprire i chilometri che lo portano dalla città termale del Veneto al paese a ridosso delle prime colline dell’Appennino tosco-romagnolo, il presidente di Anafe si addentra in un argomento fondamentale per il mondo del vaping.
Sigaretta elettronica e salute, qual è il messaggio fondamentale da far passare con questa iniziativa?
Oltre l’80% dei fumatori non riesce o non vuole smettere di fumare. La sigaretta elettronica pertanto, scientificamente provata essere del 95% meno rischiosa del tabacco tradizionale, è lo strumento più efficace per una campagna di salute pubblica complementare alle politiche di cessazione proposte dal Ministero, che impattano su meno dello 0,1% dei tabagisti.
Le prove sulla enorme riduzione del danno del passaggio dal fumo al vaping si accumulano, eppure in molti, Organizzazione mondiale di sanità in testa, continuano a sostenere che non è abbastanza. Secondo lei perché?
L’Oms continua a mantenere una posizione ideologica sulla cessazione totale. Una posizione che sacrifica il miliardo di attuali fumatori per un’ipotetica nuova generazione senza fumo del futuro. Generazione che si sta rivelando ben diversa da quello che l’Oms si aspettava, essendo il numero di fumatori, in crescita nel mondo.
Ritengo anche ci sia una sorta di diffidenza di base verso un mondo che non appartiene al settore “pharma”. Ma la realtà è che la sigaretta elettronica si è rivelata essere uno strumento di cessazione del tabagismo ben migliore dei medicinali, cosa ampiamente dimostrata anche a livello scientifico. Qualcuno a Ginevra prima o poi lo dovrà accettare o comunque dovrà provare un certo imbarazzo a vedere miliardi investiti e con risultati così insoddisfacenti.
L’anno scorso ha consegnato all’Istituto superiore di sanità cinquanta ricerche scientifiche indipendenti sulla sigaretta elettronica. Ha avuto qualche riscontro? È servito a far cambiare posizione all’Iss?
Le posizioni nelle documentazioni ufficiali non sono cambiate. Tuttavia spiegai ai dirigenti che ogni volta che pubblicamente parlavano male della sigaretta elettronica senza raffrontarla al tabacco combusto, qualcuno in qualche multinazionale del tabacco faceva festa. Devo dire che incursioni in Tv non se ne sono più viste.
Secondo lei quali sono i pericoli del principio di massima precauzione applicato alla sigaretta elettronica?
Gli stessi, ad esempio, di quelli applicati ai vaccini. Tutti avremmo preferito aspettare cinque anni di test per il vaccino del Covid, ma ciò non è stato possibile. Il tabagismo è una sorta di pandemia che fa ogni anno solo in Italia 90mila morti, quasi quanto il Covid nel 2020 e ben di più del 2021. Oggi è possibile ridurre del 95% il rischio per la salute in maniera efficace con la sigaretta elettronica. Ma in questo caso il principio di massima precauzione viene attuato…
Esiste davvero un problema di vaping e minori nel nostro Paese? E come si tutelano i più giovani senza penalizzare fumatori adulti?
Assolutamente no. Innanzitutto i minori sono ampiamente protetti dalla legge. È vietato vendere ad un minore. Se un negozio vende ad un minore, la prima colta viene chiuso per due settimane e la seconda viene revocata la licenza. È vietata ogni forma di pubblicità su ogni media. Come Anafe ci siamo impegnati a rispettare un manifesto in base al quale le informative commerciali non devono essere rivolte direttamente o indirettamente a minori.
Detto questo, non si può però chiedere alle aziende di educare i ragazzi. Quello è compito della famiglia e delle istituzioni. Il target delle aziende di settore sono gli oltre 11 milioni di fumatori adulti la cui stragrande maggioranza non riesce o non vuole smettere di fumare. Dobbiamo compromettere questo percorso per proteggere una categoria che è da un lato già protetta e dall’altro rappresenta una piccolissima frazione dei consumatori? In ultimo, dobbiamo essere realisti, lo svapo non è più un fenomeno di moda. I nuvoloni posso avere attratto qualche ragazzino tra il 2015 ed il 2018, ma ad oggi la stragrande maggioranza del vaping e su prodotti da guancia o da flavour.

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