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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge recante il Bilancio di previsione dello Stato (qui il testo integrale) per l’anno finanziario 2022 e il bilancio pluriennale per il triennio 2022–2024. Il comparto della sigaretta elettronica nutriva grande attesa per capire se e in che modo l’imposta di consumo sui liquidi da inalazione sarà rimodulata. Nel testo uscito da Palazzo Chigi non c’è nulla in tal senso. La palla passa dunque al Parlamento che avrà facoltà di intervenire attraverso gli ormai consueti emendamenti in sede di commissione Bilancio.
Tre le ipotesi che verosimilmente potrebbero colpire il settore. Quella auspicata da tutti è che il Parlamento decida di mantenere l’imposta ai livelli attuali, quelli cioé introdotti a tempo determinato per sei mesi dal decreto sostegni bis di fine luglio: circa 0,42 centesimi e 0,84 centesimi per 10 millilitri di liquido di ricarica senza e con nicotina. La partita però è difficile e complicata. La misura potrebbe essere usata come moneta di scambio per altri provvedimenti. Oppure, ed è l’ipotesi che maggiormente circola e inquieta allo stesso tempo, è che la ragioneria dello Stato possa dare il benestare al mantenimento dell’imposta avendo però come contropartita una leggera imposta sugli aromi e i cosiddetti liquidi scomposti. La terza ipotesi, la più nefasta, vedrebbe invece il Parlamento immobile: significherebbe cioé che l’imposta – la cosiddetta “bizona riscaldata 5-5-5” – tornerebbe quella prevista dalla legge di bilancio dell’anno scorso che ha introdotto uno scatto automatico triennale e che la porterà al 2023 a raggiungere livelli assolutamente insopportabili: circa 2 euro ogni 10 millilitri di liquido senza nicotina e circa 2,5 euro ogni 10 millilitri di liquido con nicotina.
Come ogni anno la battaglia sarà serrata e certamente si arriverà l’ultimo giorno utile per avere la certezza di quello che accadrà.