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La Lega sfida Fratelli d’Italia nel campo della sigaretta elettronica a apre un confronto all’interno della maggioranza di governo. L’emendamento alla delega fiscale attualmente in discussione in Commissione Finanze della Camera proposto dal viceministro Leo di vietare la vendita online di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione non ha trovato l’unanimità. La Lega infatti ha presentato un subemendamento che, se approvato, di fatto lascerebbe le cose così come stanno. Ovvero: divieto di acquistare dall’estero ma consentito in Italia purché presso un deposito fiscale autorizzato dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Il testo depositato ieri in tarda serata dai parlamentari leghisti Centemero, Bagnai e Cavandoli toglie di fatto soltanto la parola “anche” prima di “transfrontaliera” stravolgendo così l’intero impianto originario pensato dal viceministro. Se approvato, con il subemendamento leghista il testo diventerebbe: “divieto di vendita a distanza transfrontaliera ai consumatori che acquistano nel territorio dello Stato per:
1) i prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina di cui all’articolo 62-quater del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (liquidi da inalazione e sigarette elettroniche usa e getta, ndr);
2) i prodotti contenenti nicotina e preparati allo scopo di consentire, senza combustione e senza inalazione, l’assorbimento di tale sostanza da parte dell’organismo, anche mediante involucri funzionali al loro consumo di cui all’articolo 62- quater.1 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. (sacchetti di nicotina, ndr)”.
Il bisticcio istituzionale sulla sigaretta elettronica è nato a fronte della volontà di regolamentazione dei sacchetti di nicotina, nuovo prodotto in commercio che deve essere soggetto alle stesse regole dei tabacchi e dei liquidi da inalazione. L’emendamento Leo sarà molto probabilmente approvato, più arduo è immaginare come possa andare la votazione su quello presentato dalla Lega. D’altronde sono giorni complicati per Meloni e Salvini che hanno di fronte quarantotto ore di fuoco. Un duello che ha provocato lo slittamento del Consiglio dei ministri e, soprattutto, una resa dei conti sul Mes, il meccanismo salva Stati da tempo al centro di un braccio di ferro con l’Europa. E sul tavolo anche i presunti scandali che reciprocamente si rinfacciano: da una parte il coinvolgimento del leghista Pini sulla vicenda che ha portato all’arresto anche dell’ex dg di Adm Minenna, dall’altra l’inchiesta sulle pratiche amministrative dell’azienda Visibilia del ministro Santanchè.