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Medici italiani confusi sulla nicotina: chiedono formazione specifica

Un'indagine su undici Paesi, compresa l'Italia, mostra aperture e riserve della classe medica sulla sigaretta elettronica.

Una significativa maggioranza di medici in tutto il mondo crede erroneamente che la nicotina sia responsabile dei danni del fumo. In particolare il 78% crede che causi arteriosclerosi, il 77% tumore ai polmoni, il 76% la Bpco, il 72% difetti del neonato, il 71% cancro testa/collo/stomaco e il 69% alla vescica. Sono dati che sollevano giustificate preoccupazioni sulla capacità della classe medica di aiutare i pazienti fumatori a smettere, quelli che emergono dall’indagine della piattaforma social medica Sermo, finanziata dall’americana Foundation for a Smoke-Free World. Il sondaggio condotto online ha intervistato più di 15 mila medici in undici Paesi, fra cui l’Italia (gli altri sono Cina, Germania, Grecia, India, Indonesia, Israele, Giappone, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti).
Vediamo, quindi, nello specifico come stanno le cose qui da noi. L’indagine, svolta fra marzo e aprile del 2022, ha coinvolto 1.143 medici italiani fra medici di base, internisti, cardiologi, pneumologi, oncologi e psichiatri che praticavano a tempo pieno da almeno due anni e passavano almeno la metà del loro tempo nella cura diretta dei pazienti, dei quali almeno il 5% composta da fumatori. E fumatore era anche il 9,1% dei medici che hanno partecipato all’indagine, mentre il 27% lo era stato in passato. Fra gli attuali tabagisti l’80% ha cercato di smettere almeno una volta, la metà più volte, fino ad arrivare a un 3% che è oltre i 20 tentativi. Sia fra gli ex fumatori che fra quelli che ancora ci stanno provando, il metodo più utilizzato è stato il cosiddetto “cold turkey”, cioè smettere da un giorno all’altro senza aiuto, scelto dal 69% e ritenuto più efficace dal 43%. Subito dopo, con il 34%, viene la sigaretta elettronica.
Per quanto riguarda le convinzioni sulla nicotina, in alcuni campi stiamo un po’ meglio della media generale ma sempre lontani dall’ottimale. A essere convinti che la maggior parte dei danni del fumo sia causata dalla combustione è l’86% dei medici. Poi, però, percentuali comprese fra il 64 e il 77% ritengono che la nicotina provochi tumori a vescica, polmone e testa/collo/stomaco, Bpco, arteriosclerosi e difetti al nascituro. Aiutare i propri pazienti fumatori a smettere è comunque vista come una priorità dal 90% intervistati e la stessa percentuale si dichiara almeno moderatamente interessata ad avere una formazione specifica in questo senso.
Questo perché, quando si affronta il rapporto con il paziente, il 70% dei partecipanti ritiene di non avere una formazione adeguata per aiutare i pazienti a smettere di fumare e l’83% crede che la maggior parte dei medici non conosca bene i pro e i contro degli strumenti alternativi come le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco. E infatti, quando si viene ai metodi suggeriti ai pazienti per smettere di fumare, il 45% raccomanda il counselling o la terapia psicologica, seguita dal sostegno dei familiari e degli amici (40%). Il 38% dei medici suggerisce di recarsi un centro specializzato per la cessazione e una percentuale identica di smettere senza nessun aiuto, mentre il 37% di affidarsi a medicinali che necessitano prescrizione medica. Le sigarette elettroniche sono raccomandate dal 35% degli intervistati ed è la stessa percentuale di chi suggerisce terapie sostitutive con nicotina da banco, come gomme e cerotti.
È da notare che la sigaretta elettronica è ritenuta efficace o moderatamente efficace per la cessazione dal 74% dei medici, a prescindere dal fatto che la consigli o meno, ma il 73% si dichiara almeno moderatamente preoccupato per la sua sicurezza. Preoccupazione che tocca livelli alti per tutti gli strumenti alternativi come i riscaldatori di tabacco (74%), i prodotti per uso orale (65%), e anche le terapie da banco (62%) e le medicine (64%). Insomma, il quadro che viene fuori dei medici italiani è quello di una categoria che ben comprende l’importanza di accompagnare i propri pazienti nel percorso di disassuefazione dal fumo e che vorrebbe maggiori strumenti, intesi soprattutto come formazione specifica, per farlo nel migliore dei modi possibile.

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