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Ecco come la delega fiscale cambierà il mercato della sigaretta elettronica

Entriamo nel dettaglio della riforma voluta dalla Camera dei deputati che scontenta la quasi totalità della filiera. Con qualche eccezione.

Gli acquisti transfrontalieri sul web, cioè fatti dall’Italia verso siti stranieri, di liquidi da inalazione e sigarette elettroniche monouso è vietata. E tale rimarrà anche dopo la promulgazione del decreto attuativo collegato alla legge delega fiscale. Negli ultimi giorni hanno avuto risonanza alcune voci, amplificate dalle notizie pubblicate sui media nazionali generalisti, secondo cui l’emendamento approvato alla Camera dei deputati la scorsa settimana avrebbe legittimato gli acquisti tout court sul web, purché limitati ai soli siti europei. L’imprecisione è stata dovuta a una errata interpretazione lanciata da un’agenzia di stampa e poi ripresa dalle altre testate. O meglio, più che di errata interpretazione, l’agenzia ha provato a parafrasare il linguaggio tecnico dell’emendamento così da renderlo comprensibile ai lettori. Ma, pur nelle buone intenzioni, il risultato è stato che ha creato ancora più confusione anche perché non ha tenuto conto della normativa già in vigore. Un errore in buonafede ma che – ripetiamo –  ha creato non poca confusione.
Ma andiamo con ordine. L’emendamento all’articolo 12 della legge delega fiscale è stato presentato direttamente in aula, saltando cioè la discussione della Commissione finanze. Questo è stato possibile perché risulta formalmente firmato all’unanimità da tutti i componenti. Il testo obbliga dunque il governo a “prevedere, con finalità di contrasto del mercato illecito, di tutela alla salute dei consumatori e dei minori nonché di tutela delle entrate erariali, il divieto di vendita a distanza con provenienza del prodotto e con approvvigionamento dello stesso da Paesi o territori estranei all’Unione europea, dei seguenti prodotti ai consumatori che acquistano nel territorio dello Stato: prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina, di cui all’articolo 62-quater del testo unico di cui al decreto legislativo numero 504 del 26 ottobre 1995”. In parole povere, il Parlamento ha deciso che il governo dovrà scrivere nel decreto attuativo conseguente alla delega ottenuta che è vietato l’acquisto di liquidi per sigarette elettroniche e sigarette elettroniche usa e getta provenienti da paesi extracomunitari. Nulla di più e nulla di meno.

Il transatlantico della Camera dei deputati, teatro di molti colpi di scena politici.

La caratteristica intrinseca di una legge delega è proprio la capacità di impegnare il governo a fare qualcosa e questo è stato lo strumento utilizzato dal Parlamento per modificare l’attuale normativa e renderla così ancora più restrittiva. L’indicazione, dunque, va ad aggiungersi a quanto già normato. E visto che la legge dice che è vietata la vendita transfrontaliera dei prodotti liquidi da inalazione, tale vincolo rimane inalterato. Il governo non ha avuto indicazione di toglierlo e nemmeno di modificarlo estendendo la possibilità di acquisti dall’Unione europea. Anzi, al contrario, viene inserito un ulteriore paletto: non solo è vietato l’acquisto transfrontaliero ma anche l’acquisto di tutti i prodotti extra Ue. Addio dunque, ad esempio, ai cosiddetti liquidi malesiani ma anche a quelli prodotti negli Stati Uniti, in Inghilterra o in Svizzera.
Perché è stata inserita una norma del genere? Autorevoli fonti esterne al settore sostengono che si vorrebbe mettere fuori mercato le sigarette elettroniche usa e getta. Che, infatti, salvo qualche rara eccezione, sono quasi esclusivamente prodotte nel continente asiatico. Con la nuova norma, quindi, non potrebbero più essere acquistate neppure dai rivenditori perché l’emendamento metterebbe fuori gioco anche l’approvvigionamento di prodotti extra Ue. Ulteriore indizio: l’inserimento dell’obbligo di consegna degli ordinativi dei prodotti con contrassegno fiscale presso i soli punti vendita autorizzati dall’Agenzia delle dogane e monopoli. Significa che i siti dovranno dotarsi di un carrello che non preveda la consegna a domicilio ma l’obbligo di scegliere dove ricevere la merce tra i 2.500 negozi di sigarette elettroniche, le 72 mila tabaccherie o le poche farmacie e parafarmacie autorizzate. Quindi, se è normale che un ordine all’ingrosso venga consegnato presso un negozio o tabaccheria, i consumatori troveranno certamente difficoltà a fare acquisti sul web per poi doverli ritirare in un punto terzo. Noi esprimiamo un’altra perplessità: quanti saranno i consumatori che si faranno consegnare la merce in un negozio di sigarette elettroniche, superando l’imbarazzo dell’“incontro ravvicinato” con il titolare o il commesso? Molto più facile andare in una tabaccheria che, quasi certamente, non tratta i prodotti acquistati via web. Oltretutto, mentre la lista delle tabaccherie è aggiornata sia con le aperture che con le chiusure e le nuove attività (grazie alle licenze tabacchi che sono contingentate e stabilite da Adm), i rivenditori di sigarette elettroniche devono chiedere l’autorizzazione per poter aprire ma non sono tenuti a comunicare la chiusura. Basta scorrere la lista degli esercizi pubblicata sul sito istituzionale dell’Agenzia per rendersi conto che sono ancora presenti numerosi negozi che in realtà hanno cessato l’attività da tempo. Una difficoltà ulteriore a cui saranno sottoposti gli e-commerce che non avranno la possibilità di verificare con certezza la reale esistenza di un negozio di e-cig.
Ma, allora, a chi gioverebbe tutto questo? Tolti per evidenti motivi i rivenditori su strada di sigarette elettroniche, tolti i siti web che dovranno dotarsi di un nuovo gestionale, tolti i consumatori che, ovviamente, preferiscono la consegna a domicilio, rimangono due grandi sospettati. Iniziamo dalla rete delle tabaccherie, che negli ultimi anni ha capito come la sigaretta elettronica abbia conquistato una fetta importante del mercato e, soprattutto, garantisce un margine di guadagno non vincolato dai prezzi imposti, diversamente dal tabacco tradizionale. I secondi sospettati sono i pochi (meno della metà delle dita di una mano) distributori esclusivisti delle rare sigarette elettroniche monouso di fabbricazione europea. Ma le dita diminuiscono ulteriormente se si va a spulciare tra i brand da loro distribuiti. Già da ottobre, quando lo scenario normativo sarà definito, si potrà conoscere la verità. Intanto, anche se si tratta solo di sussurri, è sempre più ampia la platea di chi sostiene che il futuro delle usa e getta sia ormai segnato. “Laddove non è riuscito il buonsenso – è l’amara considerazione di un parlamentare che ha chiesto l’anonimato – ci ha dovuto pensare la legge”.

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